” L'Umbria cede l'acqua a un prezzo inconcepibilmente basso, che va a caricare di ulteriori guadagni multinazionali già ricche.
Incrementando il canone da 0,001 euro per litro a 0,2 la Regione incasserebbe oltre 27 milioni di euro l'anno, anziché le briciole riscosse finora, e potrebbe assegnare buona parte di tali somme ai Comuni che, da a anni, reclamano il rispetto dei diritti economici e ambientali” lo sostiene Il capogruppo M5S all'Assemblea legislativa dell'Umbria, Andrea Liberati, che con una mozione si accinge a chiedere che la Regione
“alzi pesantemente e subito i canoni concessori alle multinazionali che imbottigliano le acque minerali umbre, portandoli a un valore decente, così come richiesto a livello nazionale da una pluralità di osservatori: i concessionari paghino 2 centesimi di euro per litro di acqua imbottigliata, anche considerando che il prezzo medio di un litro in bottiglia sul mercato ammonta tra i 20 e i 25 centesimi di euro”.
Liberati afferma “E' davvero di sinistra svendere i beni comuni, come fossimo un Paese colonizzato? Ha un senso far pagare un millesimo di euro per litro ai dieci concessionari che hanno in mano le sorgenti dell'Umbria, quarta regione d'Italia per produzione di acqua minerale? Bisognerebbe chiarire perché i consiglieri regionali dell'Umbria hanno fin qui consentito tutto questo, arricchendo le tasche già piene degli imbottigliatori, e quanti di loro, e in che modo, sono stati influenzati dalle lobby dell'acqua minerale?”