Come di tradizione da quarantasei anni a questa parte il rettore dell’Università per Stranieri è nominato Presidente onorario dell’AGiMus, la Associazione Giovanile Musicale, sezione di Perugia, intitolata alla memoria del suo fondatore, Valentino Bucchi.
E’ così che a poche settimane dal suo insediamento Valerio De Cesaris, nuovo rettore dell’ateneo internazionale, ieri pomeriggio ha ricevuto l’omaggio del presidente Salvatore Silivestro e del vicepresidente, Giuseppe Pelli in un momento in cui l’aula magna di Palazzo Gallenga era inondata di sole e piena, per quanto possibile, di ascoltatori. Ritrovarsi finalmente insieme, dopo tanta solitudine e tanto dolore ha dichiarato il maestro Silivestro, il taumaturgo della musica cittadina, è stato un momento necessario: la gioia della musica si riaffaccia alle coscienze della gente e porge il consueto conforto. Maggiormente gradito se ad offrirlo sono i ragazzi dell’ensemble del Conservatorio Morlacchi istruiti e supportati dai due docenti dei corsi di musica da camera, Antonella Acquarelli e Francesco Pepicelli.
A tanto fresche energie ha voluto rispondere il neorettore De Cesaris, confermando quel legame tra ateneo e AGiMus che data dai tempi del rettore Valitutti. Non potrebbe essere diversamente in una istituzione che ha visto sorgere nelle sue aule la Sagra Musicale Umbra di Guido Visconti di Modrone e di Francesco Siciliani nonchè sbocciare, all’aurora della riconquistata libertà democratica, gli Amici della Musica di Aldo Capitini e di donna Alba Buitoni.
Anche nelle parole dell’assessore Varasano, chiamato alla tribuna dei relatori si poteva cogliere quella concorde volontà di ritrovarsi uniti intorno a una istituzione sana e solida come l’AGiMus, la prima ad aver dispensato nei regimi di sicurezza la musica “in presenza”. Stavamo ormai boccheggiando quando finalmente Silivestro ci ha offerto l’ossigeno delle sue formazioni giovanili, ragazzi pieni di entusiasmo e desiderosi di mostrare il livello del loro processo di apprendimento. E’ stato forse nelle parole del prorettore Giovanna Zaganelli, un nome che conta nel corpo accademico del Gallenga, che si è potuto cogliere quell’accento di verità che augurava al rettore De Cesaris di poter navigare felicemente nel suo corposo e responsabile mandato, sorretto dalla gioia e dal senso etico che sprigiona dalla buona musica. Quella che affonda le sue radici nel tempo e che dispensa ancora i suoi benefici effetti a chi voglia saperla leggere sotto le sembianze della verità.
Il progetto esecutivo, appena un po’ più lungo del prevedibile, ha schierato nella pedana dell’aula magna sei giovani del Morlacchi distribuiti in tre coppie: tre pianiste, un flautista e due cantanti, in gran parte non italiani, a conferma della internazionalità della musica cittadina. Ha aperto i giochi il basso Daniel Bastos, brasiliano di Brasilia, a cui sono stati affidati ben sette Lieder del Viaggio d’invernodi Schubert. Musica corposa, sorretta dalla lettura dei testi offerti agli ascoltatori, bozzetti macchiaioli di un Biedermeier in cui il senso del sospiro d’amore che, se porta alla morte, è ancora comunque cosparso di grazia e di delicatezze. Al pianoforte la giapponese Sanae Yumoto, già studentessa di lingue del Gallenga, un ritorno a casa gradito, dopo esperienze formative maturate al Conservatorio di Verona. Ancora dai corsi di lingue dell’ateneo è scaturita la grazia di Erdenebat Uyanga, mongola di Ulan Bator, discente al Morlacchi e protagonista del crepuscolarismo di otto dei Canti d’amore di Dvorak. Musica senza trasalimenti, sorretta da una nativa semplicità, mai turbata dall’ombra del male.
Al pianoforte, per questa circostanza, Anudari Namkhai. Singolare tra tanta grazia femminile la presenza dello scultoreo flautista Giovanni Petrini, da pochi mesi felice genitore di un piccolissimo e delizioso Ettore. La sua evidente maturazione si è distesa in una esecuzione magistrale di Barcarola e Scherzo op. 4 di Alfredo Casella. Un dittico del 1903, ancora levigato da delicatezze parigine, un presagio di modernità nell’Italia del melodramma che conoscerà poi esiti forse più spigolosi nell’era fascista grazie alla protezione assicurata al musicista torinese dal gerarca Bottai. Nel 1924, nel corso della tournée che la Società Italiana di Musica Contemporanea di Casella realizzò in vari centri nazionali, si perse l’occasione di una ezibizione qui al Gallenga. Si suonava la musica di Schoenberg e per l’ateneo sarebbe stato un primato da esibire, ma purtroppo non si arrivò alla stipula del contratto. Con la delicata stesura pianistica di Marila Ponomarova Giovanni ha concluso la serata con lo Scherzo di Faurè. Musica piena di eleganza e di sottile intelligenza. Pubblico pienamante convinto e convocato ai successivi appuntamenti in aula Magna: giovedì 3 giugno col pianista Alessandro Mennini e l’8 giugno con Georgiana Madalina Teodorescu, violista rumena destinataria del premio che Paolo Cocchi ha voluto dedicare alla memoria di Caterina Strahal.
Stefano Ragni