I ricoveri negli ospedali umbri sono leggermente in calo. Ma è un calo molto sensibile, se si pensa che ci sono attualmente 552 pazienti ricoverati per Covid nei nosocomi della nostra regione, di cui 79 nelle terapie intensive, occupate al 56% secondo il monitoraggio giornaliero di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali).
L’Umbria supera di gran lunga la media nazionale dell’occupazione dei reparti di Rianimazione, pari al 24%.
La nostra regione dispone attualmente di 136 posti letto, ma non è chiaro se a questo numero occorre aggiungere i 12 posti dell’ospedale da campo, che sembrerebbe essere quasi dimenticato, pur essendo pronto per essere utilizzato.
Lunedì 22 febbraio, in occasione dell’arrivo del personale sanitario proveniente dalla Lombardia in soccorso di quello umbro, la presidente Tesei, Bertolaso, Dario e Giannico si sono recati all’ospedale da campo, dove è stato sottolineato che la struttura è pronta e completa e che i sanitari potranno se necessario essere utilizzati anche per questo “reparto distaccato”, come previsto nel programma di supporto all’Azienda ospedaliera di Perugia di cui l’ospedale da campo ne è attualmente parte integrante.
L’ospedale da campo, annunciato lo scorso 7 aprile in pieno lockdown, consegnato ufficialmente alla gestione del Santa Maria della Misericordia da parte della Regione Umbria lo scorso 6 febbraio e costato ben 4 milioni e mezzo di euro, però, tarda a partire e la mancanza di personale ne è la causa principale. La tenda da campo dell’ospedale di Perugia, oltre all’assenza del personale, lamenta anche altre criticità, dovute all’isolamento climatico che fa registrare un persistente freddo all’interno dei locali.
Per quanto riguarda nuovi posti in terapia intensiva che esulano da quelli presenti nell’ospedale da campo, a gennaio scorso la Presidente della Regione Donatella Tesei aveva annunciato la sua intenzione di schierare, entro il mese di febbraio, ben 183 posti letto per le terapie intensive per far fronte alla “terza ondata”.
Ieri, martedì 23 febbraio, l’assessore alla sanità Luca Coletto ha promesso, in risposta ad un’interrogazione in consiglio regionale, di arrivare a 200 posti di terapia intensiva, aggiungendo che nel 2021 “sono previste 1.500 assunzioni e riusciremo a soddisfare le necessità legate all’emergenza”.
Nessun riferimento, invece, all’ipotesi di un terzo ospedale, di cui aveva parlato giorni fa la presidente regionale.
UTILIZZO DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI, APPROVATA ALL’UNANIMITÀ MOZIONE DELLA LEGA
L’assessore Coletto ha annunciato in aula che per metà marzo “potremo avere nella disponibilità delle nostre farmacie gli anticorpi monoclonali”, possibilità che, secondo l’assessore, potrebbe evitare di intasare le Intensive.
L’Assemblea legislativa ha infatti approvato ieri, martedì 23 febbraio, all’unanimità la mozione della Lega che chiedeva alla Giunta regionale di “attivarsi presso il Governo per avere a disposizione, ai fini di un utilizzo immediato, anticorpi monoclonali per il trattamento del Covid 19”.
Illustrando l’atto di indirizzo in Aula, Valerio Mancini (primo firmatario) ha spiegato che “gli anticorpi (immunoglobuline), sono molecole complesse prodotte dai linfociti B, cellule che fanno parte del sistema di difesa del corpo umano (sistema immunitario), in risposta alla presenza di un’altra molecola, detta antigene, estranea all’organismo (ad esempio, batteri, virus, ecc). A volte, il sistema immunitario identifica erroneamente i propri organi o tessuti normali come estranei e produce anticorpi contro di essi (autoanticorpi) aggredendoli. Gli anticorpi monoclonali possono essere prodotti in grandi quantità contro gli antigeni derivanti da una serie di malattie infiammatorie, di infezioni e di tumori e che sono utilizzati sia per scopi diagnostici, sia per scopi terapeutici. Gli anticorpi monoclonali sembrerebbero agire anche contro il Covid-19 come gli anticorpi naturali, per cui si legano al patogeno facendo in modo che non riesca ad entrare nelle cellule umane, quindi ad infettarle e replicarsi; sia più facilmente fagocitato dalle cellule del sistema immunitario deputate a questa funzione, quali i macrofagi presenti nel fegato, nella milza e nei tessuti. La Bsp Pharmaceuticals di Latina, insieme ad altri 6 stabilimenti nel mondo, gestisce alcune delle fasi principali della produzione di Bamlanivimab. L’azienda già da dicembre ha iniziato a fabbricare oltre 100 mila dosi al mese dedicate ai Paesi dove il farmaco è stato autorizzato, come in USA, Canada e Israele, o come in Ungheria e Germania che hanno deciso di utilizzarlo senza aspettare l’autorizzazione di EMA. L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha avviato solo ora lo studio per verificare se gli anticorpi monoclonali possono rappresentare una reale opzione terapeutica nella prevenzione della progressione del COVID-19 nei pazienti in fase precoce di malattia, mentre in Usa, Canada, Israele. Ungheria e Germania vengono già somministrati ai pazienti”.
“Il testo può essere aggiornato – ha aggiunto Mancini -, chiedendo di procedere presso il Governo per consentire l’uso degli anticorpi e per procurarsene una fornitura adeguata degli anticorpi”.