Appello di Federmobili ai politici. ”Chiediamo un intervento della politica che salvaguardi il nostro settore da una catastrofe annunciata”. L’appello viene lanciato da Marco Fantauzzi, presidente di Federmobili – Confcommercio Perugia,, alle forze politiche che si preparano alle elezioni, e contiene la richiesta di un intervento di salvaguardia che possa garantire una ripresa dei consumi, salvando decine di migliaia di posti di lavoro e senza alcun incremento dei costi per lo Stato. ”Federmobili Perugia – aggiunge Fantauzzi – rilancia la richiesta già presentata al precedente governo e ai parlamentari di estendere la detrazione Irpef del 50% agli arredi destinati alle abitazioni oggetto di ristrutturazioni.
Una misura che garantirebbe un incremento dei consumi nazionali di arredamento pari a oltre 1 mld di euro nel primo semestre 2013, con benefici a ”cascata’ su altri settori”. Il bilancio di 5 anni di crisi per la filiera Legno-Arredo, parla di -14 mld di fatturato alla produzione, -52.000 posti di lavoro, -40% consumo. Gli imprenditori commerciali umbri, con fatturati che nel 2012 si sono contratti anche del 30%, si trovano con un carico fiscale che rischia di essere il motivo principale delle cessazioni. Il ”colpo di grazia”, prosegue l’associazione, potrebbe arrivare ad aprile 2013 con la prima rata della Tares, il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi che sostituira’ Tarsu e Tia. Secondo i calcoli dell’Ufficio studi Confcommercio, con il 2013 le tariffe sui rifiuti pagate dalle aziende aumenteranno in media del 290%, con incrementi superiori al 400% per alcune tipologie di attivita’. ”Siamo consci che per il fisco l’aumento di un 3,8% delle entrate nei primi 11 mesi del 2012 – prosegue il presidente provinciale – sia un ottimo risultato, ma l’aumento del gettito e’ dovuto soprattutto all’introduzione dell’Imu e al risultato positivo fa’ da contraltare un calo del gettito Iva, nello stesso periodo, dell’1,8%. Questo nonostante l’aliquota sia stata aumentata di un punto percentuale lo scorso anno con una ripercussione sui consumi devastante (soprattutto per i beni semi durevoli come l’arredamento).
Nel calcolo della Tares – conclude – i Comuni devono considerare che le superfici dei locali dove si svolgono le attivita’ lavorative non sono direttamente correlabili ad una maggiore produzione di rifiuti. Un’impresa che vende mobili e’ gia’ soggetta ai costi della differenziazione degli imballaggi e del conferimento dei rifiuti diversi, con il risultato che nel cestino finiscono i rifiuti prodotti con l’attivita’ giornaliera svolta nei soli uffici e, quindi, solo su queste metrature andrebbe calcolata la tassa”.