Monitorare e raccogliere i dati del trattamento dialitico, direttamente scaricati dal rene artificiale presente al domicilio del paziente, sui computer della struttura ospedaliera a disposizione del team medico-infermieristico: succede in Umbria, all’ospedale San Matteo degli infermi di Spoleto, dove si sta sperimentando il progetto italiano di teledialisi domiciliare on line.
Al paziente vengono offerte, grazie alla tecnologia, soluzioni innovative per migliorare la qualità di vita e al tempo stesso consentire alle strutture ospedaliere il controllo remoto di molti dializzati, con un conseguente alleggerimento del costo del trattamento.
La Teledialisi è un sistema informatico di assistenza e controllo remoto, denominato Therapy data management system. Con questo metodo il team di clinici può in tempo reale monitorare e raccogliere i dati del trattamento dialitico, direttamente scaricati dal rene artificiale presente al domicilio del paziente, sui computer della struttura ospedaliera a disposizione del team medico-infermieristico. L’analisi dei dati avviene grazie a questo tipo di collegamento che permette al medico, in caso di anomalie o rilevazione non soddisfacente dei parametri misurati, un intervento repentino per risolvere il problema o per migliorare le performance della seduta dialitica.
Nel territorio italiano sono circa 49.000 i pazienti sottoposti a terapia dialitica. I pazienti in trattamento dialitico suddivisi tra emodialisi (82%) e dialisi peritoneale (18%).
A Terni, da alcuni anni, oltre il 25% dei pazienti nefropatici che devono fare la dialisi non ricorre più alla cura in ospedale (tre volte la settimana per quattro ore) ma ha accesso alla dialisi domiciliare, una possibilità terapeutico-assistenziale capace di offrire una migliore qualità della vita, in cui l’Azienda ospedaliera di Terni ha fortemente creduto e lavorato negli ultimi due anni in termini di riorganizzazione di percorsi multidisciplinari, formazione e investimenti in tecnologia e risorse umane.
Se si considera che la pratica della dialisi domiciliare è intorno al 10% in Umbria e poco superiore in Italia, e che in Umbria vi sono zone dove ancora è assente o troppo poco presente, quello ternano è un risultato molto importante, che non soltanto si vuole potenziare, ma che apre la strada alla costruzione di una vera rete nefrologica regionale tra le aziende sanitarie ospedaliere e territoriali, sul modello di poche altre regioni italiane come ad esempio la Puglia.
La dialisi è il trattamento che sostituisce la funzione dei reni nei pazienti affetti da insufficienza renale avanzata. Questo trattamento, che deve essere solo un ponte verso il trapianto renale (garantire un maggior numero di trapianti è il vero obiettivo che ci si deve porre), incide molto sulla qualità di vita delle persone, perché la dialisi aumenta la disabilità e il disagio sociale.
Nel 2013 in Umbria, secondo i dati del Registro, 850 pazienti ogni milione di abitanti era in dialisi, con 190 nuovi ingressi per anno, e solo 1 paziente su 10 poteva essere curato a casa propria. “Oggi la dialisi è qualcosa di differente – spiega il dottor Riccardo Maria Fagugli, direttore della struttura di Nefrologia e dialisi – perché grazie all’innovazione e all’organizzazione socio-sanitaria si può garantire una migliore qualità della vita, ed è questa la strada che da poco meno di due anni l’Azienda Ospedaliera di Terni ha voluto intraprendere. In particolare a Terni, nel 2017 solo 1 paziente ogni 12,5 faceva dialisi presso la propria abitazione mentre oggi, – prosegue il dottor Fagugli – dopo un investimento in personale e tecnologia, e dopo un’attenta riorganizzazione dei processi assistenziali, 1 paziente ogni 4 ha questa possibilità. Significa che molte più persone affette da malattia renale avanzata, non dovendo dipendere a giorni alterni dall’ospedale, possono mantenere il proprio stile di vita, la capacità lavorativa e l’integrazione sociale. Inoltre oggi si è in grado di personalizzare la dialisi e grazie all’integrazione con appropriate diete e all’attività fisica, si può ridurre il numero dei trattamenti. In questo senso, – conclude Fagugli – l’Azienda ospedaliera di Terni rappresenta un punto di riferimento in Umbria e non solo, e la sua esperienza collaudata apre la strada alla costruzione di quella rete nefrologica regionale che è poi parte essenziale del Piano Sanitario Regionale presentato nei mesi passati”.
In sintesi la Nefrologia di Terni ha reso operativo un vero e proprio Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per migliorare la qualità della vita del nefropatico, costituendo e mettendo in rete una equipe di infermieri, dietisti, fisioterapisti, psicologi e medici capace di intercettare e dare risposte appropriate a tutte le esigenze dei pazienti. Oggi l’ospedale Santa Maria di Terni, oltre che essere punto di riferimento per patologie acute e di alta specializzazione, è in grado di affrontare la malattia renale cronica ed il trattamento dialitico secondo i più avanzati standard assistenziali, grazie alla dotazione di nuovi macchinari sia per l’emodialisi domiciliare sia per la dialisi peritoneale notturna con controllo telematico in remoto, e soprattutto grazie all’impegno e alla formazione di un team che ruota intorno ai problemi specifici del paziente, personalizzando la cura con lo scopo di garantire una migliore qualità della vita.
A SPOLETO LA TELEDIALISI HA SALVATO UN PAZIENTE AFFETTO DA COVID19
“Tecniche come la dialisi peritoneale o l’emodialisi domiciliare – spiega Paola Vittoria Santirosi, responsabile della struttura di Nephrology e Dialysis dell’ospedale di Spoleto – sono trattamenti oggi estensibili ad un’ampia platea di pazienti. Questo permette l’esecuzione, il monitoraggio e il controllo della terapia dialitica domiciliare attraverso la teledialisi mentre la gestione da remoto consente ai pazienti di migliorare la salute e la qualità di vita”.
“La teledialisi è il nostro Grande fratello e ci ha già permesso di riconoscere precocemente i primi segnali di infezione in un paziente della nostra Usl Umbria 2 in dialisi peritoneale grazie al sistema Share Source”, spiega Santirosi.
“Il paziente è stato gestito per tutta la durata della malattia presso il proprio domicilio, continuamente monitorato dai sanitari, proseguendo la sua terapia dialitica domiciliare fino alla completa guarigione”, ha commentato il direttore dell’ospedale,