Di Francesco Castellini – Dunque tanto tuonò che piovve. Le dimissioni dell'assessore regionale a Sanità, Coesione sociale e Welfare, Luca Barberini, si abbattono come un fulmine a ciel sereno sui precari equilibri della politica regionale, con l'effetto di un'enorme valanga destinata a portarsi dietro tutto.
E così la nomina della quaterna di manager della Sanita imposta dalla Giunta Marini potrebbe rappresentare il punto di non ritorno per l'apertura di una crisi molto pericolosa per la maggioranza, dalle conseguenze ad oggi del tutto imprevedibili.
La decisione di dimettersi, maturata da un confronto avuto all'interno del gruppo dei Popolari, con il consenso del leader Giampiero Bocci, rivela soprattutto come ci si aspettasse un segnale distensivo da parte degli alleati di governo; un'intesa che però non è mai arrivata.
Si dice che sarebbe bastato anche cambiare le decisioni sulle strutture sanitarie di Perugia, ma i tanti appelli lanciati al vento sono rimasti inascoltati e alla fine si è arrivati allo scontro frontale, che al momento sembrerebbe avere come effetto diretto solo una frattura insanabile.
E' evidente che dietro questo minuetto in ballo non c'è solo il pacchetto Sanità, che pur rappresenta un tesoretto da un miliardo e 700milioni di euro (pari all'80% del bilancio regionale), ma va da sé che forse per la prima volta, con un atto estremo, è stato messo seriamente in discussione l'atavico equilibrio politico che da decenni governa indisturbato la massima Istituzione umbra e non solo. A dare il termometro della situazione era, questa mattina, la Sala della Partecipazione di Palazzo Cesaroni, gremita all'inverosimile per assistere alla conferenza stampa indetta dall'assessore dimissionario. Fra i tanti giornalisti erano presenti i vertici del Partito Democratico, tra cui il provinciale di Perugia Rossi, il consigliere del Pd Marco Vinicio Guasticchi, alcuni consiglieri ex Margherita e il portavoce d'opposizione Claudio Ricci. Barberini, fra un applauso a scena aperta e l'altro, ha ribadito la sua ferma decisione di rinunciare all'incarico dopo sette mesi di lavoro e ha spiegato le ragioni che stanno dietro ad una scelta “personalmente sofferta” destinata ad avere ripercussioni importanti su tutto il sistema.
Barberini ha più volte ribadito: “Non c'è nulla di personale contro i dirigenti nominati, ma ciò che io auspicavo era soprattutto un cambiamento progettuale, un rinnovamento coraggioso in grado di assicurare ai cittadini un sistema sanitario moderno e sempre più efficiente, che riportasse il comparto fra le eccellenze e che eliminasse fra le altre brutture anche quello delle code di due anni per ottenere un esame”. “Il mondo cambia in fretta – ha ribadito Barberini – e non è possibile che manager che da vent'anni occupano lo stesso posto possano dare ancora risposte al passo coi tempi”.
“Ho provato – ha dunque spiegato – ad invertire la rotta. E devo dire che nell’assessorato ho trovato tanta professionalità. Sessantacinque persone, forse un po’ assonnacchiate, forse non abituate a lavorare in team con passione di squadra. Ma in questi mesi siamo riusciti a rimettere in moto la macchina”. “E sono certo che quando si crea una collaborazione, la pubblica amministrazione può dare le risposte alla comunità regionale”.
L'ex assessore è stato poi categorico: “Per quanto riguarda la mia decisione nessun passo indietro. Mi sono sentito escluso, offeso”. “Le nomine sono state fatte senza la mia partecipazione, avevamo tempo per confrontarci e discutere fino al 29 febbraio. C’era una possibilità di ragionare e continuare a riflettere, invece si è voluto imporre una scelta che non mi ha coinvolto. E allora, mi sono detto, se il mio parere non conta nulla non vedo cosa ci resto a fare qui”.
Insomma una ragione di principio. “Abbiamo la necessità di recuperare l’azione politica, basata sul rispetto dei valori delle idee delle singole persone che hanno dato un contributo importante alla vittoria di questa coalizione e che ha contribuito alla realizzazione di un disegno comune”.
Barberini del resto non ha mai smorzato i toni: “Si dimette l’assessore alla Sanità, la delega più importante della Regione, credo che questo non possa passare inosservato. Il mio auspicio piuttosto è quello di ricostruire in fretta un nuovo patto fondativo per realizzare un progetto che vada incontro alla esigenze dei cittadini, con risultati importanti che facciano ancora una volta da modello all'intera nazione”.
Nella saletta ha risuonato spesso la parola “crisi”, come a ribadire la presenza di uno scollamento che anche i più ottimisti nella maggioranza non riescono in questo momento a vedere come facilmente ricomponibile. Perché le crisi al buio si sa come cominciano, ma non dove e quando andranno a finire.