Allarme contagi nella nostra regione. L’Umbria, con 200 casi positivi ogni 100mila persone e un aumento dei contagi del 26,4% è la seconda regione peggiore di Italia, preceduta solo dalla provincia autonoma di Bolzano (+54,1%).
I DATI DEL CONTAGIO
Ieri, lunedì 25 gennaio, i nuovi casi positivi al Covid-19 registrati nelle ultime 24 ore sono stati 67 su 473 tamponi effettuati. Un numero di test relativamente basso, ma solitamente la domenica è il giorno in cui si effettuano meno tamponi rispetto ai giorni infrasettimanali.
6 i nuovi decessi, per un totale di 746 vittime dall’inizio della pandemia.
In aumento i ricoveri, con 345 pazienti, mentre le terapie intensive rimangono stabili (46 pazienti).
140 sono invece i nuovi guariti, mentre gli attualmente positivi sono 5.032.
Il tasso di positività passa così dal 7,2% al 13,95% rispetto al giorno precedente.
Sempre ieri il 50% degli studenti delle scuole superiori ha fatto ritorno in classe. Con adeguati controlli e con un numero ampliato di mezzi di trasporto, ma gli ultimi dati sulle scuole non fanno ben sperare: sono in tutto 138 le classi in isolamento (con un aumento del 55,05% rispetto alle 89 del 20 gennaio).
TAGLI NEI VACCINI
Ad una situazione già preoccupante di per sé, si vanno ad aggiungere i tagli ai vaccini anti-Covid. Le dosi destinate all’Umbria sono state ridotte di un terzo, precisamente del 33,3%: sono previste quindi 2.340 dosi in arrivo invece delle 3.510 attese.
Il commissario nazionale per l’emergenza, Domenico Arcuri, in collegamento come ospite alla trasmissione Live-Non è la D’Urso, ha affermato che: “Abbiamo un ritardo nelle forniture dei vaccini, un ritardo insopportabile. Faremo ogni cosa per perseguire ogni colpevole di questo ritardo. Noi non siamo inerti rispetto ai fornitori. […] Queste aziende si sono impegnate a dare delle precise dosi. Fino a qualche giorno fa, eravamo i primi in Europa per la campagna vaccinale. Fino a sabato scorso, somministravamo 80mila dosi al giorno. A noi non servono annunci ma vaccini”.
Arcuri ha poi rassicurato sul fatto che chi ha ricevuto la prima dose di vaccino avrà anche la seconda, che non ci sarà nessun problema sui richiami e che le dosi totali saranno recuperate e compensate la prossima settimana.
La Regione Umbria ha infatti predisposto una riserva di sicurezza del 30% per non mettere a rischio la seconda dose.
A ieri, lunedì 25 gennaio, le dosi somministrate sono state 15.773 su 22.535 consegnate, vale a dire il 70% del totale.
Secondo i dati della Fondazione Gimbe, solo un umbro su 769 ha ricevuto la seconda dose del vaccino. Anche a livello nazionale, sono pochissime le persone che si sono sottoposte al richiamo vaccinale, lo 0,17% della popolazione.
La vaccinazione degli ultra ottantenni è stata inevitabilmente rimandata di almeno 4 settimane.
CONTAGI COVID SUL LAVORO
Secondo i dati dell’Inail, al 31 dicembre 2020, le denunce di contagio da Coronavirus sul posto di lavoro erano 752, di cui 5 con esito mortale.
Rispetto alla data di rilevazione del 30 novembre, le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate in Umbria di 195 casi (+35,0%), di cui 114 a dicembre, 72 a novembre e i restanti a ottobre.
Il rilevante aumento (superiore a quello nazionale pari al 25,7%) ha riguardato entrambe le province umbre. Novembre è stato individuato come il mese più critico per le denunce, concentrando un terzo (33%) dei 752 casi pervenuti dall’inizio dell’epidemia, seguito da ottobre e marzo. I dati dimostrano come l’andamento regionale dei contagi denunciati in Umbria sia inferiore alla media italiana tra aprile e giugno e superiore in occasione della seconda ondata.
Per quanto riguarda le professioni più colpite dal Covid, le professioni sanitarie sono quelle più a rischio: il 37,9% delle denunce riguardano i tecnici della salute. Più nel dettaglio, l’86,9% è rappresentato da infermieri, il 4,2% da fisioterapisti, il 3,1% da tecnici di radiologia e il 50% da medici, seguiti poi da impiegati amministrativi, postini, conducenti di ambulanze, ecc.
La fascia di età più a rischio è quella compresa tra i 50 e i 64 anni e il 63,4% dei lavoratori contagiati sono donne.