La Corte d’assise di Perugia ha condannato a una pena complessiva di 34 anni di reclusione tre nigeriani per associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma assolti dalle gravi accuse di riduzione in schiavitù e tratta di persone perché «il fatto non sussiste».
Gli extracomunitari erano coinvolti nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Perugia sulla tratta di esseri umani, che per la prima volta era stata in grado di ricostruire l’intero viaggio verso l’Umbria delle “schiave del sesso” dalla Nigeria via Libia.
Dalle indagini, che nel settembre 2017 avevano portato all’emissione di otto ordinanze di custodia cautelare, ordinate dal giudice Lidia Brutti, era emerso che alcuni stranieri avevano introdotto illegalmente in Italia donne, anche minorenni, da destinare al successivo sfruttamento della prostituzione «approfittando della loro vulnerabilità, inferiorità psichica, minore età e necessità». L’inchiesta della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Perugia, diretta dal magistrato Antonella Duchini della Direzione distrettuale antimafia, è stata in grado di ricostruire per la prima volta l’intero viaggio delle ‘schiave del sesso’.