Caso Sonia Marra, un caso irrisolto, che non conosce un epilogo. Dura ormai da più di 12 anni. Assolto il grande accusato, Umberto Bindella, il 16 gennaio 2019 si è tornati in aula per celebrare il processo d’Appello.
Il caso di Sonia Marra, la studentessa pugliese, originaria di Specchia, scomparsa da Perugia ben 12 anni fa è un mistero per il quale la procura aveva chiesto e ottenuto il processo per l’ex guardia forestale, Umberto Bindella, assolto nell’ottobre del 2017 dalla Corte d’Assise di Perugia con formula piena.
Sonia Marra scomparse dalla sua abitazione di Elce il 16 novembre 2006, aveva 25 anni. Di lei non si è più ritrovata traccia.
Per i giudici della Corte d’Assise, nel motivare la sentenza di assoluzione, la convizione che la giovane studentessa non si sia allontanata volontariamente, ma che sia stata uccisa. Ma per i giudici della Corte d’Assise a porre fine alla vita di Sonia non è stato l’imputato Umberto Bindella, con cui aveva avuto una breve relazione sentimentale.
Il pm Giuseppe Petrazzini, che ha sostenuto l’accusa nel corso del processo di primo grado, ha fatto ricorso in Appello chiedendo che venga riformata la sentenza di assoluzione. Nell’appello avverso alla sentenza di primo grado, il pm tende a sottolineare come la causa che avrebbe spinto all’omicidio della ragazza, debba essere ravvisato all’interno della relazione conflittuale tra Sonia e Umberto Bindella. Da una parte, ha sempre sostenuto l’accusa, Sonia infatuata da Bindella tanto da arrivare a falsificare anche un suo esame alla Scuola di Teologia dove lei faceva la segretaria, dall’altro Umberto, un ragazzo schivo che non avrebbe provato nessun affetto per lei. Una dualità contrastata da gravidanze sospette, test di gravidanza, e dalla reticente negazione dello stesso ad ammettere i rapporti sessuali con la giovane Marra.
Il processo davanti ai giudici della Corte d’Appello d’Assise è stato fissato al prossimo 16 gennaio. E in quella data in due ore è stato riaperto il caso. La Corte presieduta da Giancarlo Massei ha cancellato con un colpo di spugna la decisione dei giudici di primo grado, non solo accogliendo tutte le richieste di rinnovazione istruttoria avanzate dalla procura, dopo il ricorso del sostituto procuratore Giuseppe Petrazzini, ma ha anche ridato voce a quel testimone che la Corte d’Assise aveva considerato inattendibile e che invece per la procura avrebbe detto la verità raccontando la confidenza di Bindella di aver fatto “una cosa più grande di me e di te”.
Il testimone è Giorgio D’Ambrosio, poliziotto amico dell’ex forestale di Marsciano. E ora proprio D’Ambrosio sarà una delle cinque persone che la Corte d’Assise potrà ascoltare per arrivare ad una nuova sentenza. Insieme a lui anche i genitori di Umberto Bindella, citati dall’accusa in merito all’alibi del figlio, e due amici del poliziotto chiamati a confermare la genuinità delle sue parole.
Previsto anche un confronto diretto tra D’Ambrosio e lo stesso Bindella.