Il Consiglio di Stato si è pronunciato a favore del ricorso proposto dalla Regione Umbria per la riforma del decreto cautelare del Tar dell’Umbria concernente lo svolgimento delle attività di tutti i servizi, pubblici e privati, socio educativi per l’infanzia (0-6 anni) nella Provincia di Perugia e nei comuni di Amelia e San Venanzo.
Il Consiglio di Stato ha affermato che in merito alla salute pubblica è consentita l’adozione di misure regionali restrittive e che vi era l’esigenza, evidenziata dalla cabina di regia nazionale, di rafforzare tali misure nelle zone più a rischio per la presenza comprovata di varianti del virus. Inoltre, ha confermato che le tali misure individuate dalla Regione sono adeguate alle esigenze e nella direzione della “assoluta necessaria precauzione rispetto al contagio e alla necessità di non interrompere il piano vaccinale”, nonché in considerazione che le conseguenze sulla sfera lavorativa per le famiglie sono, come si legge, “largamente mitigate se non del tutto eliminate per effetto del sostegno economico riconosciuto alle famiglie interessate per l’accudimento dei figli” (cosi detto bonus baby sitter della Regione Umbria).
Per tali ragioni, il Consiglio di Stato ha accolto l’istanza e ripristina la validità dell’intera ordinanza che prevede “la chiusura temporanea anche per gli istituti per l’infanzia e nidi” nei comuni indicati sino al 21 febbraio.
Tale decisione è stata resa nota dalla Regione a tutti i sindaci dei territori interessati dal provvedimento (tutti comuni della provincia di Perugia oltre ad Amelia e San Venanzo).
I Comuni che avevano deciso di riaprire asili e materne lunedì 15 febbraio, tra cui Gubbio e Gualdo Tadino, si sono visti costretti a chiudere. In particolare, il sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati, non ha condiviso il parere del Consiglio di Stato, evidenziando come “le sentenze si rispettano sempre, e quindi, così come abbiamo dato seguito al pronunciamento del Tar, allo stesso modo diamo seguito al pronunciamento del Consiglio di Stato”.
“Impossibile non soffermarsi sul gran caos di questa situazione -. ha aggiunto il sindaco di Gubbio -, ci siamo dovuti adeguare a provvedimenti quantomeno discutibili, che hanno generato queste evidenti criticità e che hanno scaricato ancora una volta su di noi e sulle famiglie tutto il peso di scelte poco chiare. Domani (oggi, ndr) si torna a chiudere le scuole e con esse i servizi connessi, mense e trasporti su tutti, generando un balletto che fa davvero non fa onore alle istituzioni e penalizza i destinatari di queste decisioni, ovvero le bambine e i bambini e i servizi socio-educativi in genere”.
Spoleto e Norcia avevano invece programmato la riapertura per oggi, martedì 16, o domani, mercoledì 17 febbraio, dopo un’accurata sanificazione.
Il Comune di Perugia, ancora prima della decisione del Consiglio di Stato, aveva invece stabilito di non riaprire nidi e infanzia.
Anci, Toniaccini: “Collaboriamo per arginare la diffusione del virus”
“La decisione del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso della Regione Umbria avverso la sentenza del Tar in merito allo svolgimento delle attività di tutti i servizi, pubblici e privati, socio educativi per l’infanzia (0-6 anni) nella provincia di Perugia e nei comuni di Amelia e San Venanzo, induce alcune riflessioni. Prima fra tutte, che a seguito di indicazioni scientifiche e della classificazione di “zona rossa rafforzata” del territorio perugino, appare coerente la misura di sospendere fino al 21 febbraio 2021 anche i servizi scolastici per l’infanzia e i nidi. In secondo luogo, che si sta agendo, sempre dati scientifici alla mano, nell’esclusiva tutela del bene primario dei cittadini, che è la loro salute”. E’ quanto ha affermato il presidente facente funzioni di Anci Umbria, Michele Toniaccini, a seguito del pronunciamento del Consiglio di Stato.
“In questo momento di grande emergenza sanitaria per l’Umbria – ha aggiunto il presidente Toniaccini – occorre agire in modo tempestivo e preventivo per arginare quanto più possibile la diffusione dell’infezione e le azioni di noi sindaci mirano esattamente a questo. Stiamo tutelando la popolazione tutta, dalla famiglia che è il nucleo centrale della nostra società, ai giovani senza i quali le nostre comunità non hanno futuro. Sono scelte difficili, con conseguenze su più livelli, ma sono scelte giuste e doverose. I bambini e gli adolescenti ora non sono più immuni al virus e ne sono colpiti in numero elevato e crescente, contagiando anche gli altri membri della famiglia. Dobbiamo evitare tutto ciò”.