Mentre la vita pian piano sta tornando alla normalità dopo mesi di lockdown, così anche la scuola cerca di mettere a punto le regole che prevedono un graduale e sicuro rientro alla didattica nelle strutture.
La viceministra all’Istruzione Anna Ascani ha ribadito più volte la volontà di permettere agli studenti, specie quelli dell’ultimo anno, di poter andare a scuola per un saluto l’ultimo giorno. Un’ipotesi che ha trovato il via libera del Comitato Tecnico Scientifico, che comunque ha fissato dei paletti: “purché siano all’aperto e nel pieno rispetto dei divieti di assembramento e delle regole di distanziamento e di protezione individuale”.
Anche la Ascani a sua volta si è augurata che queste iniziative “vengano organizzate, in piena sicurezza, anche oltre la data prevista per la fine delle lezioni, come si sta facendo in diversi comuni”. “È una piccola cosa – ha sottolineato – ma può servire agli studenti a chiudere più serenamente un anno che dal punto di vista delle relazioni è rimasto sospeso. Questo vale soprattutto per i bambini e i ragazzi che cambieranno scuola, compagni e insegnanti, passando dalla scuola dell’infanzia alla primaria, dalla quinta elementare alla prima media o dalla terza media al primo superiore. E per quelli che concluderanno il percorso scolastico con l’Esame di Stato”.
“Naturalmente – ha aggiunto l’esponente di Viale Trastevere – l’impegno più importante, quello su cui non si può sbagliare, è la riapertura della scuola a settembre. E ogni nostro sforzo resta concentrato su questo fondamentale obiettivo, affinché tutti possano tornare a scuola in presenza e in sicurezza”.
A tal proposito il Comitato tecnico scientifico, ha fornito indicazioni precise sul consumo dei pasti a scuola, spiegando che esso va assolutamente preservato, ma sempre garantendo il distanziamento attraverso la gestione degli spazi, dei tempi (turni) di fruizione e, in forma residuale, anche attraverso l’eventuale fornitura del pasto in “lunch box” per il consumo in classe.
La task force in materia, presieduta da Patrizio Bianchi, ha presentato al ministro dell’istruzione il rapporto completo con le indicazioni utili ai fini del rientro nelle aule a settembre.
In primis torneranno in classe gli studenti delle scuole dell’infanzia (materne), primarie (elementari) e secondarie di primo grado (medie inferiori). Secondo quanto definito, al fine di evitare assembramenti non saranno possibili “classi pollaio” (composte da 28 o 30 alunni): gli studenti saranno suddivisi in gruppi, composti da 8 o 10 ragazzi, che entreranno nell’edificio scolastico separati a distanza di quindici minuti.
Gli studenti seguiranno lezioni diverse: un gruppo rimarrà in aula, mentre altri potranno seguire le lezioni in spazi all’aperto, come ad esempio parchi o giardini e oratori, messi a disposizione da enti locali, previo accordo con le relative strutture scolastiche.
Le lezioni, peraltro, non dureranno più sessanta minuti ma presumibilmente quarantacinque, in modo tale da garantire a tutti un servizio didattico efficace.
Situazione diversa per le scuole secondarie di secondo grado. Per le scuole medie superiori proseguirà la didattica a distanza almeno nella fase iniziale dell’anno scolastico 2020-2021, in concomitanza con la didattica in presenza. Una decisione frutto dell’assunto che le studentesse e gli studenti di questi istituti sono più autonomi nell’utilizzo dei dispositivi tecnologici.
Le lezioni in presenza si svolgeranno per le interrogazioni, le verifiche e ci saranno dei laboratori per altre discipline trasversali.
Quanto alle normative sanitarie è stata fissata la distanza interpersonale di un metro, oltre all’uso della mascherina per tutti i maggiori di 6 anni di età. Nel caso di temperatura corporea pari o superiore ai 37.5 gradi sarà obbligatorio restare a casa, pur se non dovrebbe essere prevista la misurazione a scuola. Passaggi doverosi quelli relativi alle pulizie approfondite degli edifici prima delle riaperture e dell’utilizzo maggiore possibile degli spazi esterni per lo svolgimento della ricreazione, delle attività motorie o di programmate attività didattiche. Le pulizie, poi, dovranno essere effettuate quotidianamente. Saranno resi disponibili dispenser con prodotti igienizzanti in più punti della scuola.
La presenza dei genitori nei locali della scuola dovrà essere ridotta al minimo. Sempre per evitare il rischio assembramento, saranno privilegiati tutti i possibili accorgimenti organizzativi per differenziare l’ingresso e l’uscita delle studentesse e degli studenti, attraverso lo scaglionamento orario o rendendo disponibili tutte le vie di accesso dell’edificio scolastico.
Il consumo del pasto a scuola andrà assolutamente preservato, sempre garantendo il distanziamento attraverso la gestione degli spazi, dei tempi (turni) di fruizione e, in forma residuale, anche attraverso l’eventuale fornitura del pasto in “lunch box” per il consumo in classe.
Proprio la riapertura della scuola viene vista con molta preoccupazione dai Presidi, come conferma il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, secondo il quale sarà “impossibile riaprire in sicurezza”, almeno se non ci saranno “risorse certe, libertà di gestione e responsabilità sostenibili”.
Giannelli che punta l’indice sul Ministero affinché vengano risolti “con urgenza alcuni annosi problemi, resi più evidenti dallo stress-test causato dalla pandemia”. Problemi che sono riconducibili soprattutto all’edilizia scolastica, con edifici troppo spesso inadeguati e sottodimensionati rispetti alla reale popolazione scolastica con classi di circa 30 alunni, alla rimodulazione degli orari della didattica e alla autonomia dei singoli istituti con una necessaria sburocratizzazione. Giannelli sottolinea inoltre le “pressoché inapplicabili disposizioni sul distanziamento nei momenti ricreativi e la forte interferenza con la didattica del pasto consumato in aula”, deciso in quei casi dove il servizio di refezione non può essere più garantito per le disposizioni anti Covid.
A preoccupare i presidi sono le norme di sicurezza, la possibilità delle mini lezioni di 40 minuti (necessarie per permettere la piena ripresa didattica a scaglioni) che richiederebbero una rivoluzione degli orari e l’attuale responsabilità penale in materia infortunistica, che li vedrebbe facile bersaglio nell’eventualità di casi di positività negli istituti. “Deve essere tempestivamente formulato un protocollo di sicurezza che delinei con precisione le misure da adottare, in modo da limitare il margine valutativo delle singole realtà scolastiche e garantire al massimo l’incolumità di tutti – spiega Giannelli – va sostenuta l’autonomia delle singole scuole attraverso un cospicuo adeguamento delle risorse economiche e soprattutto di quelle umane, con una tempestiva attuazione di quanto disposto in materia di edilizia scolastica nonché una profonda rimodulazione dei quadri orari”.
Dubbi e incertezze sull’avvio del nuovo anno scolastico e soprattutto sul rientro di alunni e docenti a scuola a settembre, vengono espresse anche dal leader della Lega Matteo Salvini, che a tal proposito si esprime a chiari note: “Il governo pensa di far andare a scuola i ragazzi l’ultimo giorno, per salutare le maestre. Lo stesso governo non ha ancora spiegato a studenti, famiglie e professori come e quando riprenderanno le lezioni a settembre, in classe o a casa, insieme o divisi, sui banchi o a distanza. Pericolosi incapaci”.
E sul rientro a scuola è intervenuto anche il deputato di Forza Italia Roberto Novelli, che in una nota esprime i propri dubbi: “Mancano circa cento giorni all’inizio del nuovo scolastico: non è ammissibile che dal governo non giungano direttive precise su come i bambini e i ragazzi potranno tornare a scuola. Non è ammissibile che tutto sia demandato ai comuni. Il piano A deve permettere agli alunni di riprendere le lezioni in presenza, tutti insieme, grazie a nuovi spazi adeguati e la organizzazione del trasporto pubblico locale. Spazi pubblici – penso alle tante caserme dismesse nel Fvg – o immobili privati che devono essere individuati nel giro di pochi giorni, così da permettere una programmazione dei lavori di adeguamento. Il tempo corre veloce, il governo non può permettersi di sprecarne altro e declinare le sue responsabilità: gli alunni hanno il diritto di tornare a scuola e le famiglie hanno il diritto di sapere come sarà la ripresa”.