Centomila alunni in meno in appena 12 mesi. E le scuole italiane si svuotano in maniera preoccupante. Un fenomeno che nei prossimi anni dovrebbe addirittura accelerare.
I primi dati sugli alunni delle scuole statali per il 2021/2022 sono stati forniti dalla Flc Cgil al ministero dell’Istruzione, mettendo a punto gli organici del personale docente e Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario), si sta preparando il prossimo anno scolastico.
Secondo i dati forniti dall’Istat sulla popolazione italiana dei prossimi decenni, quella di età compresa fra i 3 e i 18 anni calerà di un milione di unità entro il 2031.
In Umbria gli effetti si fanno sentire soprattutto fino alle secondarie di primo grado. Per la prima volta si è scesi sotto il 114mila iscritti complessivi, con un calo di 1.600 unità.
Mentre alla scuola d’infanzia si contano 625 bambini in meno. Alle elementari si registra una sottrazione di 1.184 iscritti, mentre 636 è il gap negativo alle scuole medie.
Si salvano le superiori che invece fanno registrare un aumento di oltre 800 studenti, che portano a oltre 40mila il numero complessivo di coloro che frequentano licei, istituti tecnici e professionali.
Negli ultimi cinque anni, le scuole italiane hanno detto addio a più di 400mila tra bambini, ragazzini delle scuole medie e studenti delle superiori. Con un taglio del personale che si è arrestato soltanto con la pandemia. Ma la Flc Cgil suggerisce di approfittare di questo momento. “Il calo demografico nei suoi aspetti negativi – spiegano da via Leopoldo Serra – può permettere di rivedere e potenziare il tempo scuola dell’intero Paese ed abbassare il numero degli alunni per classe, rivedendo i parametri per la formazione delle classi”.
“Il nuovo anno scolastico – continuano dalla Flc Cgil – vedrà una diminuzione di oltre 100mila alunni di cui quasi 58mila nelle regioni meridionali. Un Paese che si sta “svuotando”, che si sta impoverendo nel suo tessuto sociale a partire dalle sue aree interne avrebbe bisogno di una scuola che “leghi” i suoi studenti al territorio e che li faccia diventare motori dello sviluppo civile e culturale”. L’auspicio del sindacato è che “dopo più di un anno di didattica a distanza occorre che il rientro a scuola sia caratterizzato da un forte ritorno della socialità, base della relazione educativa”. Per questa ragione “potenziare gli organici per aumentare il tempo scuola e ridurre il numero eccessivo degli alunni per classe, deve essere una priorità”.