di Gino Goti – A- proposito del problema della “potatura” degli alberi alla ribalta della cronaca in questi ultimi giorni ci sarebbero da fare alcune considerazioni. In italiano esistono due verbi: cimare e potare. “Cimare”, per il Devoto-Oli, significa svettare, spuntare: cimare le piante, i capelli… “Potare” invece sottoporre a potatura: parziale recisione dei rami, allo scopo di sopprimere parti invecchiate o malate della pianta o anche per conferirle una forma determinata, per esempio a fini ornamentali o per ridurre il fogliame. Inoltre il dizionario parla di potatura verde o estiva su rami non ancora ben legnificati. L’accordo annuale tra Comune di Perugia e Agenzia Forestale Regionale prevede la “potatura” di 1.600 piante (su una presenza complessiva di 32.000) per un importo complessivo di un milione di euro+altri 67.000, recentemente aggiunti, a completare l’accordo preventivato. Accordo che, stando ai comunicati, prevede la “potatura”.
Ma il lavoro effettuato, per esempio, sui tigli di viale Roma a Perugia è stato o è soltanto un lavoro di “cimatura”, con una leggera spuntatura delle cime più alte dei rami. Quindi presto si dovrà intervenire di nuovo e creare, nuovamente, disagi alla circolazione e ai residenti. “tanto che c’erano – dice uno di loro – potevano veramente “potare”, un lavoro forse più impegnativo e più costoso anche per la raccolta, il recupero e l’eliminazione dei rami tagliati”. Il ragionamento, se non ci sono altri motivi di tecnica arborea da rispettare e da seguire, non fa una piega, anche perché il tiglio è una pianta che “rimette” presto e i rami “cimati” torneranno ben presto a esigere un ulteriore e costoso intervento. Ma il problema non riguarda soltanto viale Roma, perché molte piante (soprattutto olmi colpiti dalla malattia che li affligge da qualche anno) lungo altre strade necessitano di cura e interventi per evitare pericoli di rami staccatisi dal tronco o di alberi caduti sulle strade e sulle macchine in transito. La cronaca quasi ogni giorno rileva questi incidenti, molto spesso mortali. E qui entriamo nel campo delle “responsabilità”.