Inutile negarlo, la pornografia è uno dei reati più disgustosi e immondi che il cosiddetto “uomo” comune può compiere. Purtroppo molto diffusa su Internet. Un reato grave e schifoso, che consiste nel produrre, divulgare, diffondere e pubblicizzare, anche per via telematica, immagini o video ritraenti persone minorenni coinvolte in comportamenti sessualmente espliciti.
La pedopornografia esiste almeno da quando esiste la fotografia, tuttavia l’espansione senza precedenti delle comunicazioni avvenuta con la Rete ha radicalmente cambiato il modo in cui il materiale pedopornografico viene prodotto e diffuso, contribuendo ad un aumento della sua disponibilità e accessibilità.
Studi in materia dimostrano come l’utilizzo di materiale pedopornografico sia spesso propedeutico all’abuso sessuale agito su una persona minorenne ed è quindi fondamentale, in termini preventivi, intervenire per ridurre l’incidenza di tale possibilità.
Per questo diventa prioritario identificare e promuovere strategie in grado di attivare programmi specifici che includano non solo chi agisce l’abuso anche chi fa uso “solo” di materiale pedopornografico e sensibilizzare e formare tutti gli attori coinvolti nel circuito penale, al fine di favorire l’accesso degli adulti coinvolti a percorsi di recupero.
In Umbria purtroppo la pedopornografia è in aumento. Alla polizia postale le denunce sono raddoppiate. Il punto sulle attività della polizia postale nella regione è stato fatto dalla dirigente di Perugia, Anna Lisa Lillini, in occasione del convegno sul tema “Privacy and security in social media”, che si è svolto nella sede dell’Università per stranieri per i 20 anni della nascita della Polposta.
Anna Lisa Lillini ha anche citato il caso di una ragazzina di 14 anni umiliata sui social per le foto intime fatte girare nel web dall’ex fidanzatino.