Walter Verini, il commissario del Pd, ci ripensa e adesso non è più così categorico sui 30mila euro di multa che i candidati al consiglio regionale avrebbero dovuto versare al Partito come penale in caso di cambio di casacca. Lui la mette così: «E’ un patto su base volontaria tra candidati e partito, quindi chi volesse ripensarci potrebbe farlo, perché è stata una scelta condivisa e non un’imposizione».
Ma forse la questione non è così semplice e automatica. Siamo di fronte ad una scrittura privata fatta firmare ai 20 candidati Dem alle regionali del 27 ottobre. E i termini sono categorici. Si tratta infatti di “obblighi” che si applicano “nell’atto di accettare la candidatura”. L’atto è contro autografato dal tesoriere Paolo Coletti.
Sta di fatto che dopo le polemiche e gli attacchi arrivati anche dal Pd nazionale, il reggente umbro ha deciso di adottare una linea più morbida: “E’ un accordo morale, volontario, che fa onore a chi l’ha sottoscritto”, dice Verini. “Si tratta di una proposta nata al nostro interno, un patto politicomorale, non certo un vincolo sanzionatorio. Essendo su base volontaria tra candidato e partito, un candidato che volesse ripensarci, potrebbe farlo. Perché è stata una scelta condivisa, non una imposizione”.