C’è una forte preoccupazione per gli stipendi da parte dei circa tremila dipendenti dell’ospedale di Perugia, travolti malgrado loro nella bufera di “concorsopoli”. Il commissario facente funzione dell’Azienda ospedaliera, Giuseppe Ambrosio, si sta occupando personalmente della vicenda dei pagamenti.
Senza la presenza di alcuni dirigenti, infatti, manca la possibilità della firma dei mandati di pagamento. Responsabilità che potrebbe essere assunta dallo stesso Ambrosio o dal nuovo commissario il cui arrivo è previsto in queste ore.
Ed è attesa proprio oggi in Umbria la task force ministeriale (che resterà per due giorni), «dopo una verifica straordinaria che stiamo facendo con i dati che abbiamo dal Piano nazionale esiti su tutti i reparti» ha detto proprio ieri il ministro della Salute, Giulia Grillo.
Ma intanto fra i dipendenti cresce il malessere. Questo scandalo giudiziario ha prodotto un senso di smarrimento fra tutti i lavoratori, dovuto al fatto che all’interno dell’ospedale si è venuto a creare un clima di disagio, di sospetto, che certo non contribuisce a far ritrovare serenità e giusto equilibrio.
«Così si lavora davvero male – dichiara con amarezza uno dei tremila lavoratori che operano all’interno della struttura -. Fra noi stessi dipendenti ci si guarda “male”. Ma ciò che fa più male è il fatto che siamo guardati dagli assistiti con occhio diffidente, come se tutti fossimo responsabili di questo bailame, e non invece delle povere vittime innocenti, come lo è davvero la maggior parte di noi. Occorre a tal proposito ricordare che in questo ospedale vi operano professionalità altamente specializzate, che agiscono sempre con coscienza e altissimo senso di responsabilità. Lo dimostra il fatto che siamo sempre disponibili a dare il massimo, anche a scapito di sforare l’orario canonico, e il più delle volte di non godere in pieno e a tempo debito delle ferie stabilite. L’auspicio di tutti è quello di vedere ristabilire in fretta un ordine e un’armonia, che è poi quella che ci consente di dare il meglio di noi e delle nostre capacità».