L’ospedale Santa Maria della Misericordia a Perugia, a causa dell’esplosione del focolaio della variante brasiliana del Covid, con oltre 500 pazienti ricoverati, è blindato e gli ingressi sono completamente serrati. Oltre alla paura dissuade i cittadini dal frequentare quello che, solitamente, è un luogo sicuro, è lo stesso ospedale che consiglia di ridurre gli accessi.
Ieri, martedì 9 febbraio, gli otto ingressi del nosocomio perugino sono stati sbarrati; ora è possibile entrare solo dall’ingresso principale di piazzale Menghini, ma con apposita sorveglianza e triage.
File interminabili e auto che sommergono letteralmente il parcheggio: uno scenario che restituisce immagini del primo lockdown, ma almeno in quel caso, si trattava di file ai supermercati.
Le prestazioni ordinarie e non urgenti sono totalmente sospese, ma in molti non lo sanno: diverse persone vengono fermate e rimandate indietro dal servizio di sicurezza.
Fino al 21 febbraio, è prevista la sospensione delle attività chirurgiche di ricovero programmate procrastinabili e dell’attività di specialistica ambulatoriale procrastinabili.
Sono inoltre state sospese le visite ai degenti ed è stato limitato l’accesso dei care-giver ai solo testati con tampone molecolare negativo. Verranno inoltre potenziate le misure di sorveglianza del personale e saranno sottoposti a sorveglianza tutti gli attuali degenti e a tampone molecolare tutti i pazienti in ingresso, da ripetere nei negativi a distanza di 48 ore.
Una situazione, purtroppo, tutt’altro che rassicurante. La carenza di personale e lo scoppio del focolaio Covid (con tanto di variante brasiliana) sono i principali problemi che affliggono l’ospedale del capoluogo umbro, ora luogo critico, nonostante il massimo impegno dell’intero staff sanitario.