È una giovane musicista tedesca attualmente ospite dei corsi di lingua di Palazzo Gallenga. In tal senso perpetua una tradizione di presenze musicali di giovani artisti che vengono a studiare la lingua italiana per arricchire la propria formazione professionale. Cosa che vale soprattutto per i cantanti. In questi ultimi anni la Stranieri è stata letteralmente invasa dai cinesi del progetto Turandot, decine di iscrizioni di aspiranti protagonisti del palcoscenico lirico.
Nel caso di Anja si può invece parlare di una vocazione letteraria. È nata infatti a Francoforte la città di Goethe, padre e figlio, ambedue protagonisti di epocali viaggi in Italia, narrati in testimonianze che hanno lo spessore di veri romanzi di “apprendistato”. Per un patrizio della libera città di Francoforte percorrere l’Italia, magari parlando la lingua, come fu il caso di Johann Kaspar Goethe, voleva dire attingere alla più pura classicità.
Anche Anja, che suona magistralmente l’oboe, ha la cultura classica nel sangue: infatti è dottoranda in filologia latina, sulla tradizione di tanti eruditi che dal primo Settecento hanno studiato epigrafi e iscrizioni monumentali, ritrovando sulla pietra quel che gli antichi romani volevano tramandare.
Pochi giorni fa Anja ha offerto un concerto ai suoi compagni di corso nell’aula magna dell’ateneo internazionale, suonando Telemann, il celebre concerto di Alessandro Marcello, una Romanza di Schumann. A sorpresa, poi, ha chiuso il recital con un pezzo solistico di Britten, il celebre Pan, tratto dalle Metamorfosi di Ovidio. Leggendo il testo ovidiano in latino, Anja ha sottolineato la sua competenza filologica e storica, firmando una presenza musicale dalle forte connotazioni culturali.
«Ho frequentato a Perugia un corso intensivo di un mese – dichiara Anja -. Dopo andrò a Pavia per un soggiorno di ricerca di cinque mesi. Era mia intenzione migliorare il mio italiano e qui alla Stranieri ho trovato docenti competenti e motivati. Sono molto contenta di quello che ho imparato. Prima di arrivare qui avevo addirittura paura di ordinare un gelato, perché parlare italiano mi sembrava veramente un’impresa. Avevo il tipico problema del latinista: leggo testi sia in italiano che in latino senza problemi, e mi piace anche analizzare la grammatica, ma appena dovevo parlare spontaneamente pensavo per così tanto tempo come formulare la frase che mettevo a dura prova il mio interlocutore. Oggi mi sono abituata alla conversazione e va tutto molto meglio».
Tutto per il meglio quindi per la giovane francofortese, ma se le chiedete cosa le manca della sua Germania la risposta è questa:
«L’unica cosa che mi manca del mio paese è l’organizzazione. Per esempio, con il mio professore ho già fissato un appuntamento per il 4 novembre alle due del pomeriggio, e so che lui sarà lì, anche se ci sarà un terremoto. E ci sarò anch’io. In Italia invece è più difficile pianificare in anticipo, e si deve imparare ad essere più creativi, più duttili. Per me è piuttosto difficile adattarmi, ma alla fine imparerò a rinunciare un po’ alla sicurezza che mi offre il mio paese e a farmi più malleabile».
Quando tornerà a casa, per conseguire il meritatissimo dottorato, certamente Anja porterà nel cuore il ricordo del pomeriggio in cui ha suonato nella storica aula magna il Concerto d Alessandro Marcello. Quello, come tutti sanno, di Anonimo Veneziano e degli struggimenti di una musica che ha commosso tutti nel film con Toni Musante e Florinda Bolkan. Ripercorrendo quelle famose pagine con cui Goethe assaporò, a Venezia, il canto dei gondolieri, definendolo un “lamento senza parole”, una categoria dell’anima che ha a che fare con la cultura, con la sensibilità e la bellezza. Buona fortuna, Anja!
Stefano Ragni