Monteluce, si va verso la liquidazione ordinata del fondo. Con un percorso che l’amministratore – Bnp Paribas – porterebbe a termine previo accordo dei quotisti. Come riporta oggi Il Corriere dell’Umbria, è questa la proposta che il gestore porterà nella riunione del cda.
Come anticipato, su richiesta della Regione verrà preso altro tempo, ma non saranno tutti i sei mesi ipotizzati dagli uffici di Palazzo Donini, ossia da qui al 31 dicembre.
Il progetto prenderà forma prima. Ieri è stato recapitato al fondo anche il progetto formulato dai creditori. Firmato cioè dalle imprese che devono ancora riprendere tre milioni di euro per i lavori effettuati. Trentanove società riunite nel Consorzio Monteluce, rappresentato da Mario Riccioni.
Il documento è una lettera appello e anche una “proposta per salvare Monteluce”. Oltreché le stesse imprese in bilico. Il progetto edilizio è un pezzo nevralgico di città. “Partendo dal vissuto degli anni trascorsi ad operare nel cantiere di Monteluce e conoscendone ogni aspetto degli immobili realizzati, dopo attenta analisi tecnico-economica, riteniamo di poter avanzare alcune tra le possibili proposte operative, necessarie agli incassi che a tutt’oggi sembrano mancare al fondo, al suo gestore e ai soci”, è scritto nella missiva. Che arriva al dunque. “La vendita dei parcheggi sottostanti della cosiddetta seconda piazza, al pari della casa della salute, l’interesse manifestato per la nuova sede dell’istituto zooprofilattico e la volontà, ufficialmente nota, da parte di Ater di acquisire immobili da cedere contestualmente ad altri enti regionali, sono solo alcuni dei possibili scenari risolutivi”, è riportato nel documento. “Trattasi di idee concrete”, scrivono le imprese, “che attengono esclusivamente alle competenze e alla volontà di Regione e Università, chiamate a decisioni urgenti, a politiche coraggiose, per rispondere in concreto alle esigenze di tutti. Il solo compimento di tali azioni (o similari) tutte fattibili e di competenza esclusiva degli enti titolari del progetto Monteluce, consentirebbe di introitare la liquidità necessaria per salvare le imprese, che attendono dal 2018 e e così famiglie, posti di lavoro. Questi gesti darebbero perfino nuovo slancio al progetto. Così facendo le ditte potranno vedere pagate le fatture emesse relative ai lavori eseguiti e la pubblica amministrazione sarebbe in grado di onorare gli impegni assunti con i cittadini in termini di servizi”. Per la vendita a pezzi delle parti già completate serve un percorso condiviso con le banche per evitare la revocatoria. E’ questo il punto su cui stanno lavorando soci e fondo. Un percorso appena intrapreso che richiede tempo. Almeno un altro mese.