Il quartiere di Monteluce stenta a rinascere. Imprese subappaltatrici finite in ginocchio, il rischio default e la nuova giunta regionale che cerca soluzioni per uscire dall’angolo. Come cerca soluzioni il Comune. Il sindaco Andrea Romizi ha indicato fine febbraio come data ultima per trovare una soluzione attuabile, ma potrebbe essere tardi.
Intanto si dichiara pessimista il Fondo Umbria, che per il Project Monteluce ha messo in mano a una società specializzata il percorso per un’ipotesi liquidatoria. Secondo quanto filtra è un’ipotesi che le aziende capogruppo che hanno in mano I’appalto non vedano di buon occhio. Poche pagine e un po’ di schemi in cui l’adivisor ha messo nero su bianco i numeri. Che dicono come la Nuova Monteluce, di fatto, non sta in piedi. I numeri pesanti sono quelli raccontati nello stato patrimoniale dell’investimento. Che infila un attivo superiore a ventidue milioni di euro; mentre le passività arrivano quasi a 55 milioni di euro. Con un disavanzo di quasi 32 milioni di euro. Cioè il buco, anzi la voragine, dell’operazione Monteluce.
La giunta Tesei ne ha parlato durante una riunione dei giorni scorsi, il tema è stato anche trattato nel vertice di centrodestra tra la stessa Tesei, il sindaco Romizi e il senatore Fdi Franco Zaffini.
A metà mese si vedranno Regione e Comune con l’assessore Michele Fioroni che fa da cerniera visto il passato e il presente. Il tempo corre e il futuro di Monteluce fa paura.
Intanto Massimo Duranti, a capo dell’associazione “Bosco Sacro di Monteluce”, in un’intervista rilasciata al Corriere dell’Umbria dichiara: “Fino a un anno fa eravamo ottimisti, era stato aperto il supermercato e gli uffici del Comune, a ssieme a qualche negozio, pa pizzeria e una palestra. Poi sono arrivagli gli uffici della Regione, lo studentato, la nuova clinica. Ma poi qualcosa è cambiato. Il complesso della Nuova Monteluce ha cominciato a scricchiolare. Siamo ripiombati nell’incertezza. In questi giorni ha chiuso la storica merceria vicino la piazza. Eravamo diecimila abitanti nel 2000 ora siamo rimasti neanche la metà”.
Duranti invita le istituzioni a mettersi interno ad un tavolo per tentare di definire gli strumenti adatti per risolvere la situazione.