Continuano le indagini sulla morte della giovane di 27 anni deceduta in un appartamento al sesto piano di un palazzo di piazza Vittorio Veneto, a pochi passi dalla stazione Fontivegge di Perugia.
Quando i sanitari del 118 sono arrivati hanno provato a lungo a rianimarla, ma purtroppo era troppo tardi.
Nella casa si era tenuta una festa – a dispetto di qualsiasi regola antiCovid – con fiumi di alcolici e forse chissà cos’altro. Non si esclude neppure la pista della droga e dunque di una morte per overdose.
Sul posto sono intervenuti il sostituto procuratore di turno, Paolo Abbritti, il capo della squadra mobile di Perugia, Gianluca Boiano e i suoi agenti e il medico legale Sergio Scalise Pantuso.
Sarà l’autopsia a chiarire il tutto. Al momento dell’arrivo della polizia in quella casa non c’erano comunque droghe.
La 27enne – ecuadoriana, incensurata e mamma di due figli – da quanto si apprende da fonti investigative, sul corpo non presentava né segni di un aggressione né “buchi” sospetti per eventuali assunzioni di stupefacenti.
La ventisettenne lascia due bambini in tenera età. Li aveva affidati la sera prima a dormire con il papà dopo che tutti assieme avevano partecipato a un’altra festa in un altro appartamento della zona della stazione di Fontivegge.
In un primo momento era stato arrestato il marito tunisino, un uomo di 25 anni padre di una delle due figlie, la più piccola. Difeso dall’avvocato Barbara Romoli il 25enne è stato rimesso in libertà. L’ordine di espulsione è stato annullato.