Continuano le indagini sullo scandalo che ha coinvolto alcuni militari della Guardia di Finanza, tra cui un luogotenente, accusato di aver rivelato particolari di indagini a due imprenditori in cambio di lavori gratis per la piscina della sua abitazione.
Secondo i giudici del Tribunale del Riesame di Perugia, la misura degli arresti domiciliari previsti per il luogotenente della Guardia di Finanza, arrestato lo scorso dicembre e scarcerato il 7 gennaio, sarebbe sufficiente a “contenere il pericolo di inquinamento probatorio”.
I giudici del Riesame, presidente Giuseppe Narducci, a latere Alberto Avenoso e Emma Avella, hanno affermato che: “Il quadro probatorio appare consolidato sia alla luce delle confessioni diBacchi e Sandomenico che delle ulteriori acquisizioni documentali, inoltre il finanziere è stato sospeso. Ma non risulta condivisibile la tesi della necessarietà del carcere”.
I giudici hanno quindi deciso di applicare al militare gli arresti domiciliari invece del carcere, come invece sostenuto dalla Procura.
Le indagini stanno proseguendo per rilevare l’eventuale complicità di altri militari della Guardia di Finanza. Nel mirino della Procura, infatti, c’è anche un altro ex finanziere, in pensione dal 2014, che con Strippoli sarebbe stato un socio occulto di una società immobiliare “senza corrispondere i tributi a ciò conseguenti, utili dalla predetta società, derivanti dai proventi delle vendite di immobili”.
La sospensione del maresciallo è stata poi ritenuta fondamentale da parte dei giudici del Riesame, dal momento che: “I reati oggetto del provvedimento cautelare risultano, poi, pacificamente realizzabili da parte di un soggetto qualificato (operante della GdF), come tale dotati di poteri e preorgative che gli consentono di accedere ai database informatici riservati, svolgere atti investigativi, ‘pilotare’ le indagini. L’intervenuta sospensione cautelare dal servizio risulta essere sopravvenienza ‘forte’, certamente idonea ad ostacolare/inibire la diretta realizzazione di condotte illecite ‘qualificate’. In concreto è inoltre difficilmente concretizzabile che Strippoli possa servirsi dei colleghi per proseguire in attività illecite”.
Sarà compito del procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini procedere con le prossime mosse.
IL CASO
Secondo quanto emerso dagli accertamenti durati quasi un anno, il finanziere indagato e i due imprenditori coinvolti, avevano messo in piedi accordi collusivi e comportamenti illeciti diretti a eludere e sviare i controlli nei confronti di diverse società, anche al fine di evitare contestazioni in sede penale.
Entrambi gli imprenditori avevano confessato al procuratore aggiunto, Giuseppe Petrazzini, di aver pagato al finanziere parte del costo dei lavori di ristrutturazione della sua piscina in cambio di favori.