Dipendente della Asl è stato condannato a nove mesi, con pena sospesa, e il pagamento di cinque mila euro di risarcimento alla Asl, per aver fotografato una persona disabile mentre si trovava nel bagno di una struttura protetta in cui lavorava come operatore sanitario.
Il 36enne, ex dipendente della cooperativa che gestiva la residenza sanitaria assistita Santa Margherita Perugia, non solo aveva fotografato la povera donna, interdetta e affidata ad un amministratore di sostegno, mentre si trovava in atteggiamenti intimi, ma aveva addirittura pubblicato quella fotografia su un profilo Facebook a lui riferibile. Come spiegato nel capo d’imputazione, l’uomo, che verosimilmente si occupava di accudire l’ospite della residenza in quanto non autosufficiente l’aveva “ritratta seduta su un water con la biancheria intima calata”, così “abusando dei propri poteri, con violazione dei doveri inerenti la sua funzione di servizio”.
Come riporta La Nazione l’immagine, ottenuta “in maniera illecita”, era poi era diventata di pubblico dominio. Di lì la doppia imputazione: l’operatore era infatti accusato di interferenze illecite nella vita privata della persona offesa e di diffamazione per aver postato quello scatto. Il fatto, per cui l’Unità sanitaria locale si è costituita in giudizio come parte civile con gli avvocati Giancarlo Viti e Giovanni Zurino, era avvenuto nel novembre del 2010. La fotografia, sotto la quale erano stati anche pubblicati dei commenti con carattere denigratorio, era stata notata dal parente di un altro ospite della struttura, che aveva immediatamente segnalato la questione alla responsabile della Residenza Sanitaria. La stessa, aveva subito stampato la foto e aveva identificato nell’operatore sanitario il reale titolare del profilo registrato con un nick-name. La direzione aveva a sua volta comunicato l’accaduto alla Asl che aveva chiesto l’allontanamento immediato dell’operatore sanitario. “Si tratta evidentemente di un episodio di rilevante gravità per l’Azienda sanitaria”, stava scritto nella comunicazione ufficiale, “che mette in pericolo la tutela degli ospiti della struttura, i quali, in quanto persone particolarmente deboli, sono maggiormente bisognose di protezione. Inoltre l’accaduto lede l’immagine del Servizio, per questo si chiede l’allontanamento da questa Usi”.
L’uomo, difeso da un avvocato d’ufficio, non è mai comparso in tribunale. Ieri mattina, il pm Paolo Abbritti aveva chiesto per lui una pena di un anno e tre mesi di reclusione. Il giudice Carla Maria Giangamboni, dopo una breve camera di consiglio, lo ha condannato a nove mesi con pena sospesa e al pagamento dei danni a carico della Asl. La donna ritratta in quella foto (che poi venne rimossa) non si è costituita parte civile.