Proseguono le indagini per corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio che ha visto il coinvolgimento del luogotenente della Finanza Savino Strippoli e di un altro finanziere, indagato per falso.
Il maresciallo Strippoli, arrestato dal Nucleo di polizia economico-finanziaria e tradotto al carcere di Capanne venerdì 18 dicembre, ieri ha risposto alle domande del giudice Lidia Brutti, di fronte al procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini.
Strippoli ha contestato tutte le accuse a suo carico e ha chiesto di uscire dal carcere e di finire, in alternativa, agli arresti domiciliari. L’ormai ex luogotenente della Finanza ha motivato la sua richiesta affermando di essere già stato sospeso dal suo incarico e di non poter, di conseguenza, reiterare il reato o inquinare le prove, come temuto dal Pm.
Domani, mercoledì 23 dicembre, verranno interrogati anche Alvano Bacchi e Giovanni Sandomenico, i due imprenditori coinvolti nelle indagini che avrebbero sostenuto i costi della realizzazione di una piscina per Strippoli, in cambio di favori sui controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti durati quasi un anno, i tre avevano messo in piedi accordi collusivi e comportamenti illeciti diretti a eludere e sviare i controlli nei confronti di diverse società, anche al fine di evitare contestazioni in sede penale. Secondo quanto scritto dal gip, che ha accolto la ricostruzione accusatoria del Procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini, titolare dell’indagine, è stato rilevato il concreto ed attuale rischio che gli imprenditori, “al centro di una articolata rete di società, in alcuni casi fittiziamente intestate a terzi”, possano inquinare il quadro probatorio, mediante “la predisposizione ad arte di documentazione utile a tali strategie”, avvalendosi ancora della compiacenza dell’ispettore.