«Il decesso del dottor Stefano Brando costituisce una vicenda inquadrabile nelle tragiche, ed inevitabili, conseguenze dell’epidemia, accomunandola alle altre analoghe che in maniera virulenta si sono ripetute in questo periodo».
Con queste parole è stata avanzata la richiesta di archiviazione che il Procuratore capo, Raffaele Cantone il Procuratore aggiunto, Giuseppe Petrazzini, hanno inoltrato al gip di Perugia in merito all’inchiesta, rimasta contro ignoti, aperta dopo la denuncia-querela dei familiari del dottor Stefano Brando, il medico di Perugia morto per Covid lo scorso 19 novembre.
Una conclusione che la procura non ha considerato valida, facendo leva sui risultati dei propri esperti Antonio Oliva, Vincenzo Arena e Andrea Arcangeli, e inquadrando il dramma della famiglia Brando nei tanti casi «inevitabili» dovuti a una pandemia che all’improvviso ha sconvolto la vita in tutto il mondo.
Decessi che ammontano, ricorda ancora Petrazzini nella richiesta di archiviazione, «a circa il 3,1% che aumenta anche notevolmente in pazienti con fattori di rischio come malattie cardiovascolari, diabete, malattie neurologiche, polmonari o renali ed aumento dell’indice di massa corporea».
«Le pur pregevoli osservazioni» dei consulenti di parte, conclude Petrazzini, non hanno però apportato «elementi che facciano emergere come 24 ore di anticipo nel ricovero, al di là degli elementi oggettivi circa l’esigenza del medesimo, avrebbero potuto determinare un diverso sviluppo degli eventi».