L’udienza in cui i supremi giudici affronteranno per la seconda volta il caso dell’omicidio Polizzi, è fissata per domani davanti alla quinta sezione penale della Corte di Cassazione. Alessandro Polizzi fu ucciso nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2013 nell’appartamento di via Ricci in cui stava dormendo assieme alla fidanzata Julia Tosti.
L’assassino Riccardo Menenti, e il figlio Valerio, sono stati condannati per l’omicidio del giovane (il padre Riccardo all’ergastolo, il figlio a 16 anni), entrambi tornati in libertà per la scadenza dei termini massimi di custodia cautelare.
Una vicenda che aveva sollevato la rabbia dei familiari di Alessandro assistiti dagli avvocati Giovanni Rondini e Nadia Trappolini.
Riccardo potrebbe ritornare in carcere, mentre il figlio Valerio, che si è rifatto una nuova vita, potrebbe essere assolto definitivamente.
LA VICENDA
La famiglia di Alessandro Polizzi, ucciso nella notte tra il 25 e il 26 marzo del 2013 dovrà attendere dunque fino al 9 luglio, il giorno in cui è fissata l’udienza in Cassazione, perché sia fatta finalmente giustizia. L’assassino del povero ventiquattrenne, Riccardo Menenti, dal 10 gennaio 2020 è uscito dal carcere di Terni e sta godendo della libertà nonostante la condanna all’ergastolo per aver assassinato Alessandro e tentato l’omicidio di Julia Tosti.
Il provvedimento è stato disposto dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze che aveva indicato nella sentenza emessa il 19 giugno del 2019 proprio nel 10 gennaio 2020 la data di scarcerazione qualora non fosse intervenuta nel frattempo una sentenza definitiva.
E così, grazie ai tempi della Giustizia italiana, visto che nel frattempo non c’era stata nessun’altra pronuncia, dopo i ricorsi in Cassazione presentati dagli avvocati di Riccardo e Valerio Menenti, l’omicida è potuto uscire di prigione.
Per l’omicidio di Alessandro Polizzi, compiuto a Perugia nel marzo del 2013, ucciso a 24 anni a colpi di pistola, nel giugno 2019 furono confermate le pesanti pene anche nel processo d’appello-bis celebrato a Firenze.
In quell’occasione a Riccardo Menenti, accusato di essere l’esecutore del delitto, venne confermato l’ergastolo e inflitto l’isolamento diurno di 18 mesi, mentre al figlio Valerio Menenti, che deve rispondere di concorso materiale e morale, la pena fu ridotta da 18 a 16 anni e sei mesi di reclusione.
Quest’ultimo è libero per decorrenza dei termini. Il ragazzo è stato scarcerato nel maggio del 2019 in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Tribunale del Riesame di Firenze. Un cavillo tecnico gli ha permesso la scarcerazione e dunque di non rientrerà in cella fino a quando la eventuale sentenza definitiva di colpevolezza passerà in giudicato.
A giugno, alla lettura del dispositivo, erano presenti i genitori di Alessandro Polizzi, affiancati dagli avvocati Giovanni Rondini e Nadia Trappolini.
In aula anche Julia Tosti, che si trovava con Alessandro, suo fidanzato, quando venne ucciso e fu ferita a una mano dal colpo di pistola sparato dall’omicida.
La giovane – parte civile tramite gli avvocati Luca Maori e Donatella Donati – è scoppiata in lacrime.
Il processo-bis si è svolto a Firenze dopo che la Cassazione aveva annullato le condanne stabilite dai colleghi di Perugia, Pm Antonella Duchini, affinché venissero valutate la sussistenza delle aggravanti dei futili motivi e la crudeltà ed eventualmente rideterminare la pena.
In quella occasione fu ricostruita in aula ancora una volta la dinamica dell’omicidio.
L’accusa ha più volte parlato di un’esecuzione. Uno sparo partito ad una distanza compresa tra i 40 e i 50 centimetri, come stabilito dal dottor Tagliabracci, esperto di genetica forense e di medicina legale chiamato a testimoniare dalla parte civile nel processo per la morte del giovane di Ponte San Giovanni.
Fu confermata dunque anche in quel processo d’appello la tesi della dottoressa Duchini.
Secondo quanto spiegato dal perito, nella logica delle possibili dinamiche dell’omicidio, il colpo non partì quindi durante una colluttazione.
Si trattò piuttosto di un colpo mirato, puntato e esploso per uccidere con sicurezza.
Riccardo Menenti, l’assassino a piede libero del povero Alessandro Polizzi, nello scorso 12 febbraio è stato “protagonista” della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto” nella puntata andata in onda su Rai 3.
Nel video che riportiamo, un estratto dell’intervista dove Menenti parla della notte tra il 25 e il 26 marzo 2013 in cui prima ha ucciso con un colpo di pistola esploso a sangue freddo il ventiquattrenne perugino, e poi ha infierito sul suo corpo inerme.
Non una parola di pietà per il povero ragazzo, né una segno di pentimento. L’assassino Menenti ha solo ribadito di aver così voluto difendere il figlio Valerio (fra Alessandro e Valerio c’era stato un bisticcio finito a botte), autoassolvendosi alla fine con la indulgente frase “non so bene cosa mi fosse passato per la testa”.
Concludendo poi con un inutile “purtroppo non si può più tornare indietro”. Ed è la cosa più dolorosa e vera in assoluto. Sarebbe stato meglio che a questa “intelligente” deduzione ci fosse arrivato prima.
Nessuno ci potrà mai più ridare indietro il carissimo Alessando.
E ora che la Giustizia almeno faccia il suo corso.