“Gli incassi dei nostri negozi sono quasi azzerati, registriamo un calo medio di circa l’80% rispetto allo scorso anno ma le tasse che dobbiamo pagare restano le stesse”: è a dir poco amareggiato Carlo Petrini, presidente di Federmoda Umbria, che ogni giorno si trova a rispondere a decine di associati che gli chiedono aiuto per andare avanti in una situazione così drammatica. Come riporta il Corriere dell’Umbria, l’associazione si presenterà martedì a un’audizione parlamentare sul rilancio del commercio con un pacchetto di richieste che vanno da contributi a fondo perduto per il dettaglio e l’ingrosso della moda a una detassazione dei magazzini, dalla sospensione di vaglia e cambiali al credito d’imposta per gli affitti. “Di certo – dice Petrini – con la miseria che era stata prevista per noi ad aprile-maggio non ci facciamo nulla. Servono fatti concreti. L’Umbria conta cinquemila imprese del settore, credo che molte, se continuerà così, saranno presto destinate a chiudere”. Il malumore è dilagante. Michela Parroni, che a Spello è titolare di un atelier che porta il suo nome, posta su facebook le foto di un centro storico deserto. “Nei piccoli borghi siamo praticamente zona rossa – dice – con la differenza che dovremmo comunque continuare a pagare le nostre belle tasse”. Da Foligno Cristiana Mariani, da sempre in prima linea tra i commercianti per il rilancio della città della Quintana, evidenzia con delusione: “Il 16 novembre dovrò pagare quasi 8 mila euro tra tasse e Inps. Ieri pomeriggio (venerdì, ndr) è arrivata implacabile la nettezza urbana che, dopo la domanda di sgravio, è stata riconteggiata con uno sconto di 25 euro totale su tutto l’anno, eppure due mesi siamo stati chiusi”. A Casacastalda, comune che conta 769 abitanti, ci sono due parrucchieri che lavorano soprattutto con clienti che arrivano da fuori. Uno dei professionisti, in un post su facebook, denuncia: “Pago i contributi come uno di Milano, pago i fornitori come uno di Rimini, pago l’affitto come uno di Venezia. Ma oggi sono sfortunato perché vivo in una piccola realtà ben diversa dalle grandi città. Lasciare aperta un’attività in queste condizioni è come dirle: muori lentamente”. A seguire da vicino la situazione dei commercianti c’è Marco Squarta (FdI), presidente dell’Assemblea legislativa, che chiede a tutte le forze politiche della regione di fare fronte comune per sollecitare il governo a concedere ai cittadini di spostarsi nella provincia e non solo nei comuni o almeno di estendere all’Umbria, realtà così particolare, i ristori previsti per le zone rosse