Situazione allarmante negli ospedali umbri. Si è tornati indietro di un anno, come la scorsa primavera le terapie intensive e sub-intensive, e i letti di area medica Covid, stanno saturandosi giorno dopo giorno.
La percentuale nazionale delle terapie intensive è in media occupata al 39% e quella delle aree non critiche è al 43%, ma c’è chi sta peggio. Per le ‘intensive’ le Marche sono al 61%, la Lombardia al 59%, la provincia di Trento al 58%, il Piemonte al 55%, l’Emilia-Romagna al 52%, l’Umbria al 48%, il Friuli al 47%, la Toscana al 40%, la Puglia al 39%. Da sottolineare il fatto che la soglia di allarme è al 30%.
Una condizione preoccupante messa in rilievo anche da uno studio dell’Aur (Agenzia Umbria Ricerche) che rileva “La pandemia CoViD-19 è stata e continua ad essere una emergenza sanitaria, economica, sociale, a livello mondiale. Se la regione Umbria è stata toccata solo marginalmente dalla prima ondata della primavera 2020, a partire dall’autunno 2020 abbiamo purtroppo osservato gli effetti nefasti verificatisi già in altre zone del nostro paese nei mesi precedenti. Infatti, se durante la prima ondata il lock-down nazionale, unito alla localizzazione dei contagi nella zona nord della penisola, aveva risparmiato buona parte del centro e del sud del paese, Umbria inclusa, le successive ondate si sono diffuse più uniformemente nel territorio italiano, anche se in tempi e modi differenti. Questo è verosimilmente dovuto sia alle diverse strategie di contenimento dell’epidemia messe in atto dalle diverse regioni, in parte dipendenti dalle zone di rischio introdotte con il DPCM del 6 Nov 2020, sia alle diverse organizzazioni e livelli di efficienza dei sistemi sanitari regionali”.