“Non è un libera tutti”. Il premier Conte lo aveva annunciato e infatti così è stato. C’è poco da illudersi per tornare alla piena libertà bisognerà ancora attendere molto.
Il premier Conte, in occasione della conferenza stampa in diretta da Palazzo Chigi, ha spiegato come cambierà la nostra vita dal 4 maggio in poi: party privati e ritrovi di famiglia non saranno consentiti, quando si andrà a trovare i familiari “bisognerà mantenere la distanza”, chi ha sintomi e febbre a 37,5 dovrà “rimanere a casa, evitare contatti e avvertire il medico”.
Insomma il divieto di assembramento rimarrà in vigore, mentre in compenso riapriranno parchi e giardini, con la concessione di poter svolgere fare attività motoria anche lontano dalla propria abitazione.
L’auspicio è che bar, ristoranti, parrucchieri, barbieri, centri estetici e massaggi possano riaprire l’1 giugno.
Il rallentamento del lockdown sarà progressivo. Già da questa settimana ripartiranno le aziende strategiche, industriali e produttive, che esportano all’estero, e alcuni cantieri.
E dunque cosa succederà in Umbria
Come riporta La Nazione, “già stamattina la Governatrice Donatella Tesei si siederà al tavolo con i prefetti di Perugia e Terni per individuare quali imprese avranno il via libera.
Al momento, solo nel Perugino, sono circa 2mila quelle ripartite con l’autorizzazione in deroga.
È questa in sostanza la prima reazione dopo l’annuncio del premier Conte che ha fissato i paletti della lenta uscita dal lockdown.
Di fatto però, a ben vedere, la virtuosa Umbria, almeno al momento, sembra non aver avuto alcuna corsia preferenziale rispetto alla tanto attesa Fase 2.
Ormai a contagio prossimo allo zero e con un modello condiviso con Università e Comitato scientifico regionale, ci si attendeva che il premier potesse allargare, almeno in parte, le maglie. E invece anche in Umbria, ad esempio, la circolazione delle persone sarà quasi identica a quella attuale, con l’unica concessione di poter fare visite ai parenti.
E se è vero che il premier ha parlato di ingressi contingentati nei parchi e nelle ville, ci sono aree cittadine dove tale apertura sembra difficile da poter essere messa in pratica. Timida concessione al presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti che chiedeva di far tornare i fedeli in chiesa. Per adesso solo i funerali, meglio se all’aperto e con non più di 15”.