È scattata i primi di aprile la procedura a beneficio delle Casse di Previdenza private (Inarcassa, Cipag, ecc), dove attraverso i loro siti web si può richiedere l’indennizzo di 600 euro per il mese di marzo, previsto dal decreto legge “Cura Italia” e disciplinato dal decreto 28 marzo 2020 dei Ministri del Lavoro e dell’Economia, pubblicato sul sito web del Ministero del Lavoro.
Le Casse aderenti all’Adepp hanno concordato che il modulo è disponibile dal 1° fino al 30 aprile.
Da sottolineare che a differenza della prima bozza di decreto attuativo, il testo pubblicato nella Gazzetta Ufficiale non contiene il requisito della regolarità in materia di obblighi contributivi.
In teoria sono stati dunque ascoltati coloro i quali nei giorni scorsi avevano protestato contro questa clausola ritenendola inopportuna in un momento di grave difficoltà per tutti i professionisti.
Si era dunque concordato che ingegneri e architetti dovevano semplicemente inoltrare la domanda attraverso l’area riservata Inarcassa On Line, nella sezione del menu “domande e certificati” selezionando “indennità una tantum liberi professionisti – art.44 dl 18/2020”.
Stessa cosa per i geometri, invitati a inviare la domanda attraverso il servizio on line dedicato, presente nell’Area Riservata del sito web istituzionale della Cassa.
La legge parla chiaro: l’importo di 600 euro deve essere riconosciuto ai professionisti:
– con reddito complessivo percepito nell’anno di imposta 2018 non superiore a 35.000 euro e la cui attività sia stata limitata dai provvedimenti restrittivi emanati in coseguenza dell’emergenza Covid19;
– che abbiano percepito nell’anno di imposta 2018 un reddito complessivo compreso tra 35.000 euro e 50.000 euro e che abbiano cessato (cioè chiuso la Partiva Iva tra il 23 febbraio e il 31 marzo 2020), ridotto o sospeso l’attività lavorativa (cioè abbiano subìto una riduzione di almeno un terzo del reddito nel primo trimestre 2020 rispetto al primo trimetre 2019).
E dunque fino al 30 aprile 2020 i professionisti si sono dati da fare per presentare agli enti di previdenza cui sono iscritti le domande per l’ottenimento dell’indennità, secondo lo schema predisposto dai singoli enti previdenziali. Agli enti il compito di verificare la regolarità e dunque di erogare il beneficio secondo l’ordine cronologico delle domande presentate.
Inarcassa dal canto suo si era anche premunita di specificare “si avrà cura di non escludere alcun professionista avente diritto”.
Del resto le risorse ci sono, arrivano dal “Fondo per il reddito di ultima istanza” istituito dall’articolo 44 del dl Cura Italia e destinato ad autonomi e liberi professionisti. Ai professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui ai Dlgs 509/1994 e 103/1996 sono destinati 200 milioni di euro sul totale dei 300 milioni che costituiscono la dotazione del Fondo.
Ma poi invece nei fatti qualcosa non ha funzionato come previsto.
In tanti si sono visti rispondere con questa lettera, ingranditela e leggete
Oggetto: riscontro istanza indennità Covid-19
Egregio Geometra,
con riferimento alla istanza di indennità Covid-19 da Lei presentata, La informo che purtroppo
non è stato possibile procedere alla erogazione, atteso l’esaurimento della quota parte del Fondo
per il reddito di ultima istanza dedicato ai professionisti iscritti alle Casse di previdenza privatizzate.
Come noto, infatti, con riguardo all’erogazione dell’indennità di cui all’art. 44 del d.l. n. 18/2020
(c.d. decreto “Cura Italia”) il decreto interministeriale del 28 marzo 2020 ha individuato in 200
milioni di euro lo stanziamento complessivo previsto per gli iscritti alle Casse professionali,
prevedendo il rispetto dell’ordine cronologico di ricezione delle istanze pervenute ai diversi enti.
Al fine di garantire l’equità di accesso al beneficio tra le Casse, le stesse hanno concordato, in
seno all’Associazione degli Enti Previdenziali Privatizzati (AdEPP), i criteri di ripartizione della quota
parte del Fondo per il reddito di ultima istanza in proporzione alle richieste pervenute a ciascun
Ente, in applicazione dei quali ciascuna Cassa ha potuto liquidare circa il 75 % delle domande
ricevute.
Ne è conseguito che, sul totale di circa 53.000 istanze pervenute dal 1° aprile, la Cassa ha potuto
liquidare 39.317 indennità, secondo l’ordine cronologico di ricezione e non è stato pertanto
possibile procedere al pagamento dell’indennità da Lei richiesta poiché la relativa domanda è
pervenuta oltre tale numero.
Né alla Cassa è consentito anticipare importi senza la necessaria autorizzazione da parte dei
Ministeri competenti: l’erogazione di ulteriori somme a copertura di tutte le richieste pervenute
potrà avvenire solo successivamente allo stanziamento di nuovi fondi da parte del Governo, che,
peraltro, è già stato richiesto con forza dall’AdEPP al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e
al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Sarà nostra cura informarLa tempestivamente qualora questo avvenga.
Nel rimanere a disposizione per qualsiasi altro chiarimento dovesse rendersi necessario, colgo
l’occasione per porgerLe cordiali saluti.
IL DIRETTORE GENERALE
(dott.ssa Maria Luisa Caravita di Toritto)
VERGOGNA
Che vergogna, le associazioni di categoria hanno avuto garanzie dallo Stato di un fondo da 200 milioni (da destinare a ingegneri, architetti, ed altre categorie di professionisti), alcuni hanno preso il contributo, altri, come testimonia la missiva sono stati esclusi con questa semplice lettera.
Ed è chiaro che la stessa cosa potrebbe accadere con chi si aspetta benefici dall’Inps, dove moltissimi contributi non sono arrivati.
All’Inps nessuno risponde!
Una presa in giro
Sì, perché anche i tantissimi piccoli operatori economici, coloro che non dipendono dalle casse di Previdenza professionali, poi alla fine debbono comunque fare i conti con le banche.
I 25 milia euro garantiti al 100% dal governo con l’intento di poter attivare il finanziamento immediatamente e senza burocrazie di sorta si rivela un promessa bislacca e farlocca.
In questo caso è facile constatare che alle banche è stato dato pieno potere decisionale, e va da sé che gli istituti di credito prima di sborsare denaro si prendono tutte le garanzie possibili, pensano prima di tutto ai loro conti e infine danno i soldi a chi gli conviene di più.
Con la scusa dei clienti incagliati fanno ciò che vogliono e a rimetterci sono sempre i più piccoli.
Per ottenere il finanziamento, nonostante la garanzia al 100% dello Stato, le banche si sono inventati le visure camerali, le centraline di rischio, con il governo che li lascia fare, a discapito di quanto era stato annunciato.
A Natale del 2020 molti piccoli imprenditori, se saranno ancora vivi, assisteranno impotenti alla loro debacle. Molti di loro saranno costretti a chiudere i battenti già a luglio.
È evidente che commercianti e piccoli imprenditori hanno bisogno adesso di aiuti, inclusi coloro che hanno più problemi di altri.