Una commerciante del centro storico di Perugia ha scritto un’accorata lettera aperta alla Presidente della Regione Donatella Tesei per informarla sulla situazione critica in cui versa la categoria dei negozianti e esercenti.
La lettera, di cui La Nazione ha riportato alcuni frammenti, evidenzia tutte le difficoltà dei commercianti, disperati per la situazione che stanno affrontando già dal primo lockdown a marzo.
L’imprevedibilità della pandemia e tutti i suoi effetti distruttivi hanno colpito duramente gli esercenti, costretti a chiudere dall’oggi al domani, accettando i 600 euro concessi dal Governo, soldi che, come viene sottolineato, non sono serviti a nulla.
“Tutte le vendite perse in questi mesi – si legge nella missiva – ci hanno creato uno scompenso difficile da tamponare, merce svenduta, ore di lavoro durante l’estate, senza poterci permettere nemmeno una retribuzione, tutto nella speranza di rifarci nei mesi a venire. Molti di noi non devono combattere solo per pagare i debiti, ma dobbiamo fare i conti anche per mantenere le nostre famiglie, come tutti i lavoratori”.
Non è quindi bastata la rinuncia alle vacanze estive e lo stop alla socialità quotidiana, onde non rischiare il contagio, situazione che non comporterebbe, nel caso, nessuna tutela.
L’assenza di turismo ha aggravato una crisi già in atto; come nota la commerciante nella lettera, “come categoria non siamo stati aiutati in passato e ancor meno oggi che ci fanno stare aperti, aperti per chi? La sera quando apriamo il cassetto dopo aver fatto un solo scontrino la disperazione ci assale”.
Non tutti possono cercare di tamponare i danni con le vendite online o con il servizio a domicilio, tanto che in media i commercianti hanno perso dal 40% al 60% di incassi.
“Siamo fantasmi, nessuna agevolazione, nessuna rateizzazione. Lo smart working giustamente applicato ha fatto sì che ci fosse ancora meno gente in centro, coloro che lo attuano sono tutelati, a casa con meno rischi di contagio, e noi? Al lavoro senza remunerazione con tasse, spese che corrono, affitti, bollette”, continua la commerciante nella sua missiva, che parla anche dell’aumento di criminalità in centro storico, vuoto a causa delle restrizioni previste dal DPCM.
“Con questa politica molti altri saranno costretti a chiudere o peggio rivolgersi a strozzini per disperazione, le banche in questa situazione hanno chiuso i rubinetti”.
“Che futuro potremmo sperare di avere, in queste condizioni siamo spacciati! Qui a Perugia molto civilmente abbiamo subìto, ma questo non è più possibile e credo non sia un segreto, i nostri sorrisi al pubblico nascondono la nostra disperazione. Abbiamo diritto di sapere cosa farete – così si conclude la lettera – perché non ci siano altre chiusure e che passato il blocco dei licenziamenti non ci sarà tanta gente senza lavoro all’improvviso”.