(A.L.) I dati dell’ultimo censimento Istat fotografano una regione che cresce nelle tre principali città intorno al 2%, mentre segnalano un calo, più o meno marcato, negli altri comuni, in particolar modo quelli appenninici.
E’ in atto quindi un travaso dalla montagna alla pianura, sull’asse stradale che va dalla Flaminia alla Centrale Umbra fino a Corciano dove si trovano le principali industrie e quindi più occasioni di lavoro.
Molto penalizzata la direttrice della strada E 45 che va da Todi a Città di Castello, in calo generalizzato e ad ovest Orvieto perde il 3,6% della sua popolazione.
La Valnerina sta subendo un vero e proprio spopolamento con Poggiodomo che fa segnare un meno 24,4%, seguito a ruota da buona parte dei comuni del cratere con cali a due cifre, esclusa Norcia.
L’altro dato molto preoccupante è l’innalzamento dell’età dei residenti dovuto all’aumento medio della vita, dalla partenza dei giovani ed il tasso di natalità in flessione non più risollevato dall’arrivo di stranieri.
Questi dati dovrebbero mettere in allarme la politica umbra e trovare dei correttivi ma da palazzo Cesaroni come dai vari municipi non arrivano proposte di alcun genere e non è difficile ipotizzare un quadro sempre più sconsolante sul destino della nostra regione.