di Riccardo Liguori – «Come non avere speranza in un futuro migliore – ha detto il cardinale – quando sento da genitori e docenti che nella grande e complessa realtà scolastica di Ponte San Giovanni si sta sperimentando una positiva esperienza di integrazione tra figli di famiglie appartenenti a 70 nazionalità diverse per cultura e religione. Parlate dei “nostri figli insieme” e di “coltivare insieme la bellezza delle periferie” per contrastare il negativo della nostra società, come la fuga di alunni dalle scuole di Ponte San Giovanni verso le scuole di Perugia centro dove è minore la presenza di studenti immigrati. E’ anche compito della Chiesa, oltre che della scuola, far incontrare, dialogare, integrare popoli diversi». Il cardinale ha incoraggiato quanto sta facendo l’Istituto comprensivo di Ponte San Giovanni diretto dalla prof.ssa Iva Rossi, determinata ad andare avanti con il sostegno anche dell’Oratorio parrocchiale e di non poche famiglie pontigiane che credono in una scuola multietnica, multiculturale e multireligiosa, dove le “diversità” sono accolte come ricchezze che fanno crescere e sono sostegno e veicolo per una sana integrazione.
«I figli vengono alterati e strumentalizzati per ottenere voti alti». Altro aspetto trattato dal presule, a seguito degli interventi dei genitori, è stato quello del “difficile esodo” dei figli dalle famiglie, fenomeno che «si verifica – come ha ricordato il cardinale – nella crisi post-adolescenziale anche se i genitori hanno fatto tutto il possibile. Io penso al cuore spezzato di un padre, di una madre, ma anche di un docente e di un preside, nel vedere quei giovani che si allontanato dalla famiglie e dalla scuola». Inoltre, il porporato non ha nascosto la sua preoccupazione nel venire a conoscenza, anche attraverso i media, di fenomeni come quello dell’utilizzo di psicofarmaci da parte degli alunni per affrontare le verifiche scolastiche e gli esami, addirittura quelli di terza media. «I figli vengono alterati e strumentalizzati per ottenere voti alti – ha commentato il cardinale –, perché poi dobbiamo capire, come ha detto il mio confratello vescovo Renato Boccardo, perché due ragazzi, a Spoleto di recente, si sono tolti la vita».
La Chiesa ha cura dell’uomo. Il porporato ha voluto ricordare anche una frase pronunciata da Papa Paolo VI nel 1969: “Penso spesso alle generazioni che verranno fra cento anni, che cosa diranno di noi, di questo nostro mondo e di questa Chiesa che cerca come una navicella di navigare in questo mare così agitato. A me basterebbe che dicessero una cosa sola: era una Chiesa che soffriva, ma era attenta all’uomo. Vuol dire che amava l’uomo fino in fondo”. Questo pensiero del beato Paolo VI – ha proseguito Bassetti – mi sembra molto importante da proporsi anche come esempio laico, che vuol dire, tradotto in senso religioso, la parabola del samaritano sintetizzata in una brevissima frase: “Ed ebbe cura di lui”. La Chiesa ha cura dell’uomo».
Famiglia e scuola le alleate più strette nella “semina”. – Il cardinale ha poi detto: «La scuola è una bella sfida, perché non è semplice informazione ma è formazione; non è un’attività piegata su fini immediati ed utilitaristici, ma si dipana per un lungo arco di tempo ed ha bisogno di far sedimentare quello che si apprende con lo studio e l’impegno quotidiano per formare personalità forti e mature. E’ la dinamica della semina, della potatura, della pazienza, della tenacia di cui ci parla il Vangelo in tanti passi. Famiglia e scuola non possono essere che le alleate più strette in questa “semina”. Ecco perché la Chiesa guarda veramente con fiducia a un patto, a un’alleanza educativa fra tutte le componenti interessate. Questo per il bene della persona umana, certamente nel pieno rispetto dei differenti ruoli delle Istituzioni e del pluralismo». Concludendo il suo intervento, il porporato si è chiesto «che cosa può offrire la Chiesa al mondo di oggi attraverso la scuola? Il primato della persona, la sua apertura all’assoluto, la costruzione di autentiche relazioni interpersonali, l’educazione alla solidarietà, alla pace, al rispetto del Creato, ai valori dell’onestà e della sincerità dell’impegno per dare una prospettiva armoniosa al progetto di crescita».