In merito all’articolo relativo all’agitazione dei cacciatori nei confronti del divieto di valicare i confini (previsto dall’ultimo DPCM) per svolgere l’attività venatoria, pubblichiamo la replica del nostro lettore Massimo Passio, Presidente fronte vegano rinascita animalista e responsabile Avi Lazio.
“Leggendo un articolo pubblicato dalla vostra redazione non posso restare in silenzio su una questione che oggi è preminente nel nostro paese e che ha fortemente limitato se non addirittura sospeso la Costituzione.
Ricordo la libertà di circolazione e quella personale sono diritti costituzionalmente riconosciuti ribaditi nella carta universale dei diritti umani.
Richiamo quanto detto sopra per condannare fortemente la presa di posizione di molte associazioni di cacciatori che chiedono a Regioni e Governo una sorta di nullaosta (solo per loro, forse perché unti dal Signore) per praticare la forma più ignobile di una società civile che fonda i suoi principi sulla vita, rispetto, uguaglianza e convivenza, cioè la caccia.
La caccia non risolve la questione delle biodiversità in un ecosistema ma ha prodotto danni inimmaginabili, immettendo povere creature alloctone insieme a specie autoctone, una sorta di manipolazione da laboratorio ‘ambientale’ (ricordo sentenze della Cassazione e su ambiente e caccia).
Grazie al nuovo DPCM, nelle zone rosse non si potrà andare a caccia, in quelle arancioni è cancellato il nomadismo venatorio, mentre in quelle gialle i cacciatori non si potranno muovere prima delle 5 del mattino.
E proprio per questa emergenza sanitaria che tutti noi stiamo sacrificando la nostra economia, il nostro patrimonio, le nostre imprese e i nostri risparmi, mentre queste lobby vorrebbero addirittura via libera tra confini.
Un abominio e offensivo nei confronti di tutti noi cittadini italiani.
Per queste ragioni il sottoscritto Massimo Passio, Presidente fronte vegano rinascita animalista e responsabile Avi Lazio, protesta formalmente per queste posizioni inaccettabili”.