Il divieto di uscita dal proprio comune di residenza, previsto dall’ultimo DPCM, ha impattato anche sui cacciatori e sulla loro attività, che ora è stata sensibilmente ridotta causa limitazioni.
Federcaccia, associazione venatoria che riunisce circa 15mila appassionati del settore, tramite il segretario regionale Giancarlo Morosi, ha chiesto alla Regione di restituire, anche solo parzialmente, i soldi della licenza.
“I cacciatori – ha spiegato Morosi – si adeguano alle disposizioni. Ma visti i limiti di spostamento, che per la nostra pratica vogliono dire molto, chiedono di riavere indietro una parte delle tasse già pagate per il rinnovo della licenza”.
Sulla questione dei confini e di un loro possibile allargamento per svolgere le attività venatorie è intervenuto anche il presidente della Coldiretti Umbria, Albano Agabiti, che ha evidenziato come la limitazione della caccia all’interno del proprio comune rischi di ripercuotersi gravemente sulla “incontrollata proliferazione degli animali selvatici, in particolare dei cinghiali, il cui numero in Umbria si stima abbia superato abbondantemente i 100mila esemplari”.
Agabiti, che ha scritto a Roberto Morroni, assessore regionale all’agricoltura, ha quindi sottolineato la necessità di sensibilizzare il Governo per consentire l’attività venatoria a livello regionale, allagrando i confini previsti per la zona arancione.