Sul Corriere dell’Umbria un bell’articolo a firma di Sabrina Busiri Vici, che fa il punto sulla situazione dei beni culturali dopo il terremoto.
A fare il quadro è Giovanna Giubbini, dal 21 giugno scorso è alla guida della soprintendenza archivistica dell’Umbria e delle Marche.
Come scrive il quotidiano: “Perugina, già direttrice dell’Archivio di Stato di Perugia e presidente fino al dicembre 2018 della fondazione Marini Clarelli, ha appeno preso “dimora” ad Ancona dopo aver lasciato la casa di Venezia e i relativi incarichi ai vertici dell’Archivio di Stato della città lagunare e della soprintendenza VenetoTrentino Alto Adige.
Soprintendente, lei è già operativa da un mese in Umbria dopo aver lavorato al Nord a lungo: che situazione ha trovato tornando in Centro Italia soprattutto dopo il sisma?
“C’è tanto da fare. Sono però partiti progetti straordinari per i quali sono anche arrivati dei fondi importanti e ora possiamo iniziare a concretizzare”.
I progetti di cui sta parlando riguardano in particolare le zone colpite dal terremoto?
“Sì, per Norcia abbiamo un notevole finanziamento per l’archivio corrente di deposito. Centomila euro che ci consentiranno di digitalizzare tutta la documentazione prodotta dagli uffici tecnici utile per la ricostruzione relativa proprio a eventi sismici precedenti. Dopo questo lavoro i materiali saranno consultabili in modo molto veloce”.
Tempi per il ripristino dell’archivio corrente di Norcia?
“Nel giro di un anno riusciremo a portarlo a termine”.
Che altro si muove rispetto ad altri comuni?
“Su Cascia abbiamo un importante finanziamento per la biblioteca comunale, per la catalogazione e il restauro dei libri antichi. Per Preci sono in arrivo fondi per l’archivio storico. Insomma, tutti piani che si uniscono ad altri in corso”.
Può darci dei numeri sulla mole di lavoro del sistema archivistico dell’Umbria?
“Sono già stati censiti, riordinati e inventariati/catalogati circa 3 mila archivi storici, di questi circa 460 sono consultabili on line”.
E tra i progetti più impegnativi in corso, quale la coinvolge maggiormente?
“Sono stati dichiarati di interesse storico 316 archivi privati ma anche di associazioni, partiti politici organizzazioni sindacali e fondazioni. In questi casi c’è da compiere un lavoro di digitalizzazione per non disperdere un patrimonio così importante per la storia soprattutto relativa al secondo periodo del Novecento”.
Si parla anche molto dell’attività di digitalizzazione degli statuti dei Comuni umbri…
“Sì, abbiamo già riprodotto in digitale oltre 100 statuti antichi. Sono, infatti, la tipica espressione della civiltà dei liberi Comuni. Anche questi da preservare e rendere consultabili velocemente”.
Come proseguirà?
“Per l’anno in corso si prevede la digitalizzazione e la descrizione di altri 80 statuti che saranno pubblicati nel web consentendo all’utente, anche che risiede a chilometri di distanza, di studiare queste preziose e uniche fonti storiche”.
L’accorpamento Umbria e Marche nasce dal fare i conti con fondi scarsi e personale ridotto?
“La Soprintendenza dell’Umbria ha un buon numero di personale anche molto qualificato, abbiamo circa 30 unità. Ed è sicuramente un dato adeguato per una regione abbastanza piccola; io vengo dalla soprintendenza del Veneto e potevo contare su numeri inferiori, circa 28 persone. Anche nelle Marche oggi la situazione è più critica”.
E per i fondi?
“Dovrebbero almeno essere incrementati di un 25%, ma ciò che è davvero fondamentale è soprattutto sapere i tempi di erogazione perché nel momento in cui ci vengono accreditati i contributi abbiamo poco tempo per stanziarli e spenderli e, questa corsa, ti porta a lavorare in modo concitato”.
Di quali profili professionali avete maggiormente bisogno?
“Amministrativo e informatico”.
Dalla sua esperienza all’Archivio di Stato di Venezia, come valuta il livello di competenza informatica che abbiamo in Umbria?
“E’ buona, ma l’Archivio di Stato di Venezia può contare su una serie di collaborazioni e risorse che vengono dall’estero, da convenzioni con università, su contributi importanti che arrivano dal settore privato”.
In tal senso, tutto da costruire in Umbria?
“Soprattutto con il settore privato c’è molto da fare, ma conto di poter dare il mio contributo professionale e personale””.