Il gip del tribunale di Crotone ha emesso misure cautelari nei confronti di 23 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di “danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ricettazione ed esportazione illecita”. Fra gli arrestati anche due residenti in provincia di Perugia.
In particolare, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza, i due (A.A. 70enne residente a Trevi e F.L. 67enne residente a Norcia) avevano il ruolo di “committenti e ricettatori, occupandosi della commercializzazione in Italia ed all’estero dei reperti archeologici di maggior pregio e valore economico illecitamente trafugati”.. Per loro sono scattati gli arresti domiciliari.
Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Crotone mentre le misure sono state eseguite dai carabinieri di Cosenza con l’aiuto dei militari di ogni città coinvolta. E quindi di Crotone, Perugia, Terni Bari, Benenvento, Bolzano, Caserta, Catania, Catanzaro, Cosenza, Ferrara, Frosinone, Latina, Matera, Milano, Potenza, Ravenna, Reggio Calabria, Roma, Siena e Viterbo. Inoltre grazie alla collaborazione delle Forze dell’ordine estere sono state eseguite perquisizioni in: Francia, Germania, Inghilterra e Serbia. I magistrati l’hanno definita “Cirminalità archeologica crotonese” molto radicata sul territorio, e organizzata per saccheggiare il patrimonio storico calabrese, commercializzando in Italia e all’estero molti reperti. Le indagini sono state avviate nel 2017 con una serie di accertamenti in alcuni scavi clandestini in varie aree archeologiche.