Il medico di base di Andrea Zampi – l’imprenditore che l’8 Marzo del 2013 uccise al Broletto due dipendenti della Regione, Margherita Peccati e Daniela Crispolti, e che poi si suicidò – sta affrontando il quinto grado di giudizio, dopo essere stato prima assolto in primo grado e poi condannato ad un anno di reclusione dalla Corte d’appello di Firenze due anni dopo.
Il medico avrebbe infatti rilasciato all’assassino-suicida il certificato anamnestico per il rilascio del porto d’armi.
La difesa del professionista, 67 anni e attualmente in pensione, ha presentato un ricorso in Cassazione con la richiesta di annullare la sentenza, adducendo come motivazione il fatto che “il difetto di motivazione ravvisato nella precedente pronuncia della Cassazione che aveva annullato la sentenza di condanna, di fatto è la stessa che ha riproposto nuovamente la Corte d’Appello di Firenze nel nuovo giudizio di appello bis, non andando a confutare analiticamente gli argomenti che erano stati dedotti dal giudice di primo grado che lo aveva assolto”.
“Il medico – hanno spiegato i legali Franco Libori e Ilario Taddei – non poteva conoscere lo stato di rabbia e rancore nutrito dall’autore della strage del Broletto, nè il suo stato di pericolosità, ma per i giudici, proprio perché era la prima volta che incontrava Zampi, avrebbe dovuto fare degli accertamenti e controlli preventivi”.