Di Walter Leti – Nel recente corso di aggiornamento SIMFER (Società Italiana di Medicina Riabilitativa) tenuto ad Assisi dal 21 al 23 Settembre 2017 è stato posto come tema centrale degli interventi l’ascolto e l’empatia nel progetto riabilitativo. Trattasi di un approccio relativamente recente che sta sempre più affermandosi nella pratica medica, non solo nel recupero delle disabilità motorie susseguenti a traumi o a patologie invalidanti.
A questo riguardo abbiamo chiesto alla cortesia del Dott. Maurizio Massucci, Direttore del C.O.R.I. (Centro Ospedaliero di Riabilitazione Intensiva) di Passignano sul Trasimeno, di illustrare la portata di questa nuova concezione nel rapporto medico-malato. Il parere del Dott. Massucci è che la progressiva e veloce evoluzione della tecnologia nell’ambito diagnostico-terapeutico assicuri comunque il buon livello delle prestazioni sanitarie. C’è da rilevare, tuttavia, il fatto che la suddetta evoluzione induce in molti casi a considerare il soggetto affetto da una qualsiasi patologia come un corpo su cui intervenire in base ai risultati ottenuti dalla tecnologia. Una concezione bio-meccanicista, in sostanza, che pone in secondo piano le aspettative e le esigenze di comunicazione del paziente. Medico e malato non si parlano, in definitiva, o lo fanno in modo insufficiente.
A seguito di ciò, riferisce il Dott. Massucci, il 50% dei malati finisce per non comprendere le indicazioni del medico curante: lo ha stabilito una recente indagine di cittadinanzattiva tra i medici di medicina generale. Accanto a questo, però, occorre anche riconoscere il merito che la diffusione capillare dei mezzi di comunicazione digitale riveste anche in campo sanitario. In molti casi un dubbio sopraggiunto eventualmente dopo una visita può essere risolto attraverso un messaggio scambiato nella rete web. Da tutto quanto sopra emerge con tutta evidenza l’importanza di quella che viene definita la “medicina narrativa”. Essa ha lo scopo di integrare le informazioni derivanti dalla cosiddetta “medicina dell’evidenza” con la presa in considerazione degli aspetti legati alla storia di malattia della persona, così come questa la riferisce.
Un paziente cui venga offerta la possibilità di un attento e partecipe ascolto nel racconto del proprio vissuto nella malattia con l’insieme delle emozioni provate e delle aspettative attese seguirà con maggiore consapevolezza l’iter diagnostico e con maggiore scrupolo le terapie prescritte. Analogamente i sanitari che lo hanno in cura potranno avvalersi di questo approccio per una più precisa e individualizzata terapia, dal momento che nessun malato è uguale a un altro. Idealmente accadrà che medico e malato potranno identificare insieme il migliore iter di assistenza ad personam. Un ulteriore vantaggio è costituito dall’eliminazione dei motivi di insoddisfazione che, a causa della mancata comunicazione fra i sanitari e i pazienti, non raramente sono causa di reclami o addirittura di ricorsi alla giustizia. L’indubbia efficacia della narrazione è riscontrabile in tutti i campi della medicina.
Un particolare rilievo, afferma il Dott. Massucci, riveste l’ascolto empatico del paziente nell’ambito delle terapie riabilitative che, per loro natura, sono articolate spesso su lunghi percorsi di recupero. La SIMFER organizza di conseguenza, a tal fine, opportuni corsi di specializzazione e aggiornamento. Se ne parlerà anche nel successivo appuntamento in corso di svolgimento a Genova dal 22 al 25 ottobre in occasione del 45° Congresso Nazionale SIMFER condotto con il tema: “Riabilitazione e disabilità attraverso il ciclo della vita”.