La procura della Repubblica di Viterbo e i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale, hanno illustrato i dettagli di una operazione che ha portato all’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare – in carcere e ai domiciliari – nei confronti di cinque soggetti, l’accusa è usura e tentata estorsione. Si tratta di una coppia di italiani residenti a Viterbo, un altro italiano residente a Soriano nel Cimino, un italiano residente a Castel Giorgio (Terni) e un albanese residente a Terni.
Tre le ordinanze di custodia cautelare in carcere per la coppia di italiani residenti a Viterbo, per la persona residente a Soriano nel Cimino, mentre la persona di Castel Giorgio e l’albanese residente a Terni – su disposizione del gip del tribunale di Viterbo – si trovano ai domiciliari.
L’indagine, coordinata in collaborazione con i carabinieri di Terni e Orvieto, è iniziata lo scorso ottobre, a seguito della denuncia di un’imprenditrice nel campo della ristorazione e della vendita di prodotti ittici che “esasperata per le intimidazioni subite” si ha denunciato “di essere vittima, insieme al compagno, dei delitti di usura e tentativi di estorsione, posti in essere da un gruppo di soggetti, italiani e stranieri, residenti tra le province di Viterbo e Terni”.
“Le indagini, sviluppate dal nucleo investigativo con il coordinamento della procura della repubblica, hanno permesso di stabilire che, da lungo tempo, l’imprenditore per far fronte alle sue gravi difficoltà economiche, si era rivolto a un gruppo di soggetti ai quali aveva chiesto di finanziare alcune sue iniziative imprenditoriali per le quali si ipotizzavano lauti guadagni.
E per far capire il giro d’affari dei “cravattari” e le loro richieste esorbitanti, gli inquirenti citano “un prestito di 45mila euro” per il quale “in sette giorni l’usurato ha dovuto restituire 60mila euro” e “un altro prestito di 90mila” che “nel giro di poche settimane è stata intimata la corresponsione di oltre 230mila euro”.