di Bruno Di Pilla – I prezzi salgono in ascensore, salari e stipendi (quando ci sono) salgono a piedi. Si potrebbe riassumere così l’attuale situazione economica italiana, come ha più volte rilevato il Prof. Romano Prodi. In effetti, crescono le lamentele dei consumatori meno abbienti, che faticano ogni giorno a riempire la borsa della spesa, mentre fanno festa gli odiosi strozzini, cui sono costretti a rivolgersi padri di famiglia in difficoltà. i cittadini più disgraziati, sempre più numerosi, vanno a mangiare un piatto caldo nelle mense Caritas, altri stringono la cinghia fino al torace pur di nascondere una sostanziale indigenza. Né lo Stato e gli enti locali territoriali sono in grado di allentare la morsa sul carico fiscale e sulle bollette che piovono senza soluzione di continuità nelle case.
Aumenti generalizzati di gas, energia elettrica, acqua, nettezza urbana, servizi telefonici vanno ad aggiungersi alla costante ascesa dei prezzi delle merci, i cui costi di produzione, soprattutto dovuti ai più onerosi trasporti, ma anche alla frenetica voglia di rifarsi dei commercianti nel post-pandemia, hanno subìto violenti rialzi. A tutela dei nuclei familiari più deboli occorrerebbe la riproposizione di un apposito organo pubblico di vigilanza qual era una volta il CIP, Comitato Interministeriale Prezzi, il cui compito era proprio quello di fissare, per ogni bene e servizio di prima necessità, un tetto massimo a beneficio delle persone più bisognose. Al capitalismo selvaggio, come insegnò Keynes, vanno imposti dallo Stato freni severi, che sappiano salvaguardare le esigenze delle fasce più povere della collettività nazionale.
Al di là della gioia profonda per la rinascita sportiva della nostra Nazionale di calcio, fanno paura le oggettive rilevazioni numeriche pubblicate ieri dall’ISTAT: 5 milioni e mezzo di cittadini italiani versano in condizioni di assoluta indigenza, come dire che 2 milioni di famiglie stentano a sopravvivere. Un milione e mezzo di bambini, specie nei grandi centri metropolitani, non hanno accesso a beni e servizi di sussistenza, mentre è vergognosamente sempre più ampia la forbice tra ricchi e poveri. Anche i protagonisti del mondo del calcio dovrebbero sottoporsi ad un severo esame di coscienza, come ha denunciato la coraggiosa inchiesta di REPORT, su RAI 3. Presidenti, calciatori, avidi procuratori ed altri personaggi navigano nell’abbondanza ed operano ai margini della legalità, mentre milioni di connazionali non sanno come sbarcare ogni giorno il lunario. Non sono questi gli insegnamenti ed i messaggi che una società organizzata dovrebbe lanciare alle nuove generazioni, affamate di solidarietà e maggiore giustizia interclassista. Anche lo Stato dovrebbe porsi il problema, soprattutto sradicando l’endemica povertà che favorisce le squallide manovre delle consorterie mafiose, sempre pronte a trarre ingenti profitti dalle altrui sofferenze. Basterà l’assegno familiare destinato ad entrare in vigore nel 2022?