di Bruno Di Pilla – Torna prepotentemente di moda la teoria keynesiana del “deficit-spending”, spesa pubblica in disavanzo. Per contrastare i devastanti effetti economici del coronavirus, servono soldi. Crolla il commercio internazionale, falliscono le PMI, piccole e medie imprese, vengono licenziati in massa i lavoratori, il comparto turistico risulta pressoché azzerato. Con questi scenari apocalittici, che potrebbero protrarsi per mesi, è indispensabile che le Banche nazionali europee ottengano dalla BCE l’autorizzazione ad immettere liquidità superando di slancio i vincoli di Maastricht (3% deficit-PIL, 60% debito pubblico-PIL).
Con urgenza vanno finanziati gli ammortizzatori sociali per migliaia di dipendenti finiti sul lastrico, gli aiuti ad aziende manifatturiere e turistiche, le grandi opere pubbliche che sappiano riassorbire almeno in parte la manodopera cacciata dai tradizionali settori produttivi. Le misure straordinarie non riguardano soltanto l’Italia, ma tutti i Paesi del Vecchio Continente. Ecco perché sono indispensabili non solo l’ulteriore iniezione di denaro fresco tramite la “pompa” del QE, quantitative easing, da parte dell’Istituto di Francoforte, ma anche l’auspicato lancio degli eurobond, titoli obbligazionari emessi dalle Banche centrali dei vari Stati, solidalmente garantiti dai 27 dell’eurozona. Altrimenti, a che serve l’Unione? In sostanza sono solo un pannicello caldo i 4 miliardi stanziati ieri dal Governo italiano per fronteggiare l’emergenza nel breve periodo. Vista l’estensione a macchia di leopardo dell’epidemia ed il conseguente crollo delle Borse mondiali, annichilite dalla paralisi dei traffici merceologici, è ridicolo parlare ancora di semplice recessione, tecnicamente definita crisi o tetto del ciclo economico. La verità, come avvenne nel 2007 con i mutui sub-prime e negli anni Trenta del secolo scorso, è che siamo in presenza di un’altra grave depressione planetaria, contro le cui mortifere conseguenze occorrono cure da cavallo.
Mentre USA e Cina tentano disperatamente di reagire con misure autoctone, stanziando miliardi di dollari e yuan per sostenere le proprie imprese e scoprire al più presto un vaccino, gli Stati europei hanno il sacrosanto dovere di non marciare in ordine sparso, scongiurando ogni forma di divisione e letale nazionalismo. Per il varo degli eurobond, già da tempo invocati da Romano Prodi ed il cui valore sarebbe lo stesso dei titoli pubblici tedeschi, occorrerebbe, ovviamente, il beneplacito della Bundesbank, in passato ostile a simili manovre. Ora però, contro il mostro invisibile, che senso hanno le cosiddette autarchie sovraniste?