di Bruno Di Pilla – Nel mondo cento milioni sono i nuovi poveri, provocati dal Covid, con il Cardinale Bassetti ed i Vescovi italiani espliciti nell’affermare che ostelli e mense Caritas non sono più in grado di soccorrere i bisognosi. Il rapporto statistico ONU richiama alla mente il drammatico grido d’allarme lanciato due secoli fa dai liberisti Thomas Robert Malthus e David Ricardo, “eretici” allievi di Adam Smith. Ogni offerta crea la sua domanda? A smentire il fideistico ottimismo del francese Jean Baptiste Say, fedele epigono del pensiero smithiano, provvide il celebre carteggio trentennale fra i due grandi economisti classici inglesi, che misero in luce le profonde contraddizioni insite nel nascente capitalismo, purtroppo ancor oggi attualissime.
Il cronico pauperismo e la conseguente tendenza al sottoconsumo delle masse popolari, a fronte della crescente capacità produttiva, furono infatti denunciati con forza da entrambi gli autori della lunga corrispondenza epistolare, i cui contenuti polemici e pessimisti sarebbero stati ripresi da Karl Marx e dai teorici dell’imperialismo, oltre che, più tardi, dallo stesso John Maynard Keynes, il quale avrebbe elaborato la teoria della tendenziale caduta del saggio di profitto proprio per l’incapacità della domanda aggregata di assorbire beni e servizi prodotti dalle imprese. Come combattere il malinconico ristagno e le cicliche crisi di sovrapproduzione? Poiché il capitalismo ha dimostrato di non avere alcun meccanismo automatico di riequilibrio tra domanda ed offerta, l’unica terapia consiste nell’intervento dello Stato.
Il welfare state keynesiano e la mano pubblica, oggi rappresentata per l’Italia e gli altri 26 Paesi continentali dall’Unione Europea, sono in grado di correggere le distorsioni del libero mercato, arginando la disoccupazione e le gravi ingiustizie sociali del “laissez-faire”, con la concentrazione della ricchezza (e del potere politico) in ristrettissimi gruppi di plutocrati. Né vanno dimenticati gli appelli ad una maggiore equità interclassista dello storicista tedesco Friedrich List, del socialista ricardiano John Stuart Mill, nonché dello stesso capostipite della scuola marginalista e maestro di Keynes Alfred Marshall, in vario modo tutti preoccupati di rendere meno spietato il volto del liberismo. Contro i monetaristi della scuola di Chicago, che anche oggi propugnano l’abolizione del welfare e di ogni forma di sostegno assistenziale, sanità gratuita e pensioni comprese, “combattono” senza tregua i neo-keynesiani di Cambridge, fedeli agli insegnamenti del maestro.
Come estirpare la dilagante miseria dei nostri tempi, alimentata dalla pandemia? “Fratelli tutti” è la nobile risposta evangelica di Papa Francesco, ancorché siano necessari, al di là degli auspici, massicci interventi finanziari (quali il “Recovery Fund”) ed aiuti concreti alle tante famiglie in difficoltà. D’altronde, per sua stessa natura, l’attività economica non serve a soddisfare i bisogni umani, specie quelli primari di sussistenza?