di Bruno Di Pilla – No, il “tesoretto sanitario” nazionale non va sperperato. Il minor numero di contagi e malati Covid, effimero trofeo che l’Italia può per il momento vantare nei confronti di altri Paesi, anche extra-europei, non deve essere vanificato da sconsiderate aperture, invocate da quanti vorrebbero stadi nuovamente accessibili al pubblico, marce collettive, sagre, fiere e giostre locali capaci d’indurre la gente a sciamare, ebbra d’irresponsabile gioia, lungo strade, piazze e viali.
Hanno pienamente ragione ad opporsi al folle progetto il ministro Speranza ed il comitato tecnico-scientifico, che anzi raccomandano non solo ai soggetti considerati a rischio per motivi d’età e salute, ma anche ai più giovani, di vaccinarsi presto, possibilmente entro la fine d’ottobre, contro la normale influenza stagionale, affinché si eviti il pericolo della sovrapposizione dei virus aerei. Mentre nel mondo s’è ormai superata la soglia del milione di morti e qua e là nella stessa Italia vengono rilevati nuovi focolai infettivi, con il ripristino di sia pur circoscritte zone rosse, c’è chi insiste con pervicacia con istanze francamente irricevibili da Comuni e Regioni, che hanno il dovere di rispondere con secchi dinieghi ai numerosi postulanti.
Mille tifosi negli stadi calcistici, ben distanziati fra loro, bastano ed avanzano, mentre vanno respinte con decisione, anche se a malincuore, le richieste della riproposizione annuale di eventi e manifestazioni di massa come, ad esempio, la marcia della Pace Perugia-Assisi, cui affluiscono migliaia di partecipanti, tutti allegramente a braccetto gli uni con gli altri.
Altrettanto dicasi per esposizioni fieristiche e ludiche di varia natura, sempre frequentate da moltitudini in festa. Lo stesso Eugenio Guarducci non faccia storie nell’accettare, semmai, la proposta alternativa di far svolgere la rassegna cioccolatiera 2020 negli spazi ristretti del “Barton Park” a Pian di Massiano, ancorché sarebbe molto meglio se i cosiddetti “golosi”, per una volta, restassero a casa. D’altronde, saggiamente, la Giunta comunale di Perugia ha già detto no ai baracconi e la stessa tradizionale Fiera dei Morti, quest’anno, corre il rischio di saltare, malgrado siano allo studio, Covid permettendo, soluzioni d’emergenza affinché venga salvaguardato un appuntamento da secoli ritenuto sacro dai cittadini. “Salus ante omnia”, prima di tutto la salute!