Quattro anni dopo le prime forti scosse in Italia Centrale, la terra continua a tremare senza concedere tregua.
Come scrive oggi Il Corriere dell’Umbria, nella stessa area degli epicentri che causarono 299 morti, migliaia di feriti tra Umbria, Marche e Lazio e la distruzione di Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli, ancora oggi si continuano a registrare 20 scosse al giorno, 8 delle quali con magnitudo significative anche se contenute tra 3.0 e 3.5.
Proprio come quella che ieri, alle 4.46, non ha provocato danni ma ha fatto tremare parte delle Marche e dell’Umbria appenninica: M.3.5 con epicentro nel Fabrianese, a Cerreto d’Esi (Ancona). E come quelle seguenti, delle 17.09 (M.3.2) e 19.15 (M.3.4), nel Maceratese, a Sarnano.
A tracciare il nuovo bilancio della sequenza sismica attivatasi il 24 agosto P 2016 è l’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che continua a monitorare e a studiare attentamente il fenomeno. Finora scrive Ingv nel suo rapporto diffuso online “la Rete Sismica Nazionale ha registrato e permesso di localizzare oltre 118 mila eventi sismici, di cui 1.182 hanno avuto magnitudo compresa tra 3 e 3.9, 66 tra 4 e 4.9, mentre 9 eventi hanno avuto magnitudo compresa tra 5 e 5.9 e 2 hanno superato magnitudo 6”.
“Nel 2019 – aggiunge l’istituto – gli eventi sono stati quasi 9.000, con una media di circa 24 eventi al giorno. Di questi, 27 eventi hanno avuto magnitudo maggiore di 3 e uno solo evento ha avuto magnitudo pari a 4.0, avvenuto il giorno 1 settembre 2019 alle ore 02.02 italiane, con epicentro a 3 km da Norcia. Nel corso del 2020 abbiamo registrato finora circa 4500 terremoti, con
una media di circa 20 eventi al giorno”.
Al di là dei numeri, Ingv osserva quindi che si registra “ancora una sismicità di debole magnitudo, ma diffusa e abbastanza omogenea su tutta l’area interessata dall’accadimento degli eventi principali, a testimonianza che il rilascio energetico è tuttora in corso”. Nel rapporto vengono anche pubblicati dei grafici sull’andamento della sismicità, grafici che gli esperti dell’Ingv ritengono significativi perché dimostrano che “l’energia media degli eventi” diminuisce “in modo costante fino a luglio 2017, per poi iniziare un periodo di fluttuazione, tuttora in corso, che mantiene il livello energetico medio ancora al di sopra di quello osservato prima della sequenza”. Già lo scorso anno, comunque, uno studio dello stesso Ingv avvisava che per poter mettere la parola fine al fenomeno sismico attivatosi nell’agosto 2016 occorrerà ancora molto tempo. Tutta colpa delle enormi masse che la scossa del 24 agosto 2016 ha spinto in movimento facendo spostare di 30 centimetri l’Appennino dal monte Vettore in direzione di Spoleto e che ancora cercano un punto d’equilibrio.