Per la morte di George Floyd, ucciso il 25 maggio 2020, l’ex agente Chauvin è stato condannato, ritenuto dalla giuria colpevole per tutti e tre i capi di accusa: omicidio colposo, omicidio di secondo grado preterintenzionale e omicidio di terzo grado. La corte di Minneapolis ha giudicato colpevole il poliziotto che soffocò l’afroamericano fermato per controlli. Si attende la decisione sulla pena
Chauvin rischia oltre 40 anni di carcere. Subito dopo la lettura della sentenza da parte del giudice, Chauvin è stato ammanettato e condotto via dagli agenti della polizia della contea di Hennepin.
Lunedì mattina, prima che la giuria si ritirasse in una camera d’hotel per deliberare, accusa e difesa si erano alternate in aula per le arringhe conclusive.
Entrambe avevano chiesto ai dodici giurati (sette donne e cinque uomini) di “usare il senso comune”.
E’ stato fatto vedere il video girato da un cellulare sulla scena dell’omicidio: quando Derek Chauvin per 9 minuti e 29 secondi ha tenuto il suo ginocchio premuto sul collo dell’uomo, a Minneapolis.
L’avvocato di Derek Chauvin, Eric J. Nelson, ha soprattutto enfatizzato il valore dei 17 minuti che precedono il ginocchio di Chauvin puntato sul collo di Floyd. In particolare, Floyd avrebbe assunto droghe prima dell’arresto e poi attivamente resistito agli agenti. “Guardate alla totalità delle circostanze”, ha implorato Nelson.
Il procuratore ha riaffermato invece il principio che Chauvin con la sua condotta avrebbe fatto ricorso a una violenza eccessiva e non giustificata, quindi violato norme e regolamenti del suo stesso corpo.
L’avvocato della difesa ha cercato di smontare, una dopo l’altra, le tesi dell’accusa; cercando soprattutto di insinuare qualche dubbio in almeno uno dei giurati – il verdetto finale richiedeva infatti l’unanimità. Prima di tutto, Nelson ha indicato come la tesi dell’uso della forza eccessiva non fosse sostenibile. “Un agente ragionevole – ha detto Nelson – deve considerare molte cose in un brevissimo lasso di tempo”. Tra queste: Chauvin ha dovuto quel giorno tenere conto se il sospetto “fosse sotto l’effetto delle droghe”, in che modo resisteva all’arresto, che tipo di minaccia rappresentasse la folla di passanti raccolta attorno agli agenti.
“L’agente Chauvin non ha coscientemente cercato di usare una forza illegittima – ha detto Nelson -. Il problema è che questi agenti fanno il loro lavoro in situazioni altamente stressanti”. La reazione di Chauvin sarebbe quindi stata giustificata dal fatto che Floyd aveva assunto sostanze stupefacenti e dalla paura di essere aggredito dalla folla circostante. Per dimostrarlo, Nelson ha mostrato, anche lui, alcuni frammenti video, in cui si vede Chauvin mostrare il bastone contro la folla che cerca di intervenire, proprio nel momento in cui Floyd esala gli ultimi respiri.
Il video dell’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto bianco ha sconvolto l’America e il mondo, studi statistici nazionali fanno emergere tuttavia una realtà complessa in cui le comunità afroamericane risultano commettere e soffrire maggiormente la criminalità rispetto ad altre etnie negli Stati Uniti.
In primo luogo va tenuto presente l’addestramento intensivo a cui viene sottoposta la polizia americana per poter affrontare cittadini potenzialmente armati. Nel 2019, infatti, in totale sono stati uccisi 147 poliziotti e 114 cittadini non armati.
Inoltre, secondo le statistiche rilasciate dal FBI, il braccio operativo del Dipartimento della Giustizia americana, nel 2019 i poliziotti americani hanno ucciso 1.004 persone che erano armate o potenzialmente pericolose.
Secondo uno studio del FBI quasi il 90% delle uccisioni dei neri in America è commesso da altri neri. Secondo le stesse statistiche, più bianchi americani muoiono da omicidi di afroamericani che afroamericani da omicidi di bianchi.
Tuttavia, la polizia ha ucciso 9 neri e 19 bianchi non armati in totale nel 2019, secondo un database del Washington Post. È vero che, proporzionalmente ai bianchi che fanno parte del 60 per cento della popolazione totale rispetto al 12 per cento della popolazione afro-americana, i neri rappresentano il più grande numero di uccisioni per etnia commesse dalla polizia.
Ma mancano dei dati. Il numero di afroamericani vittime della polizia è proporzionalmente minore degli omicidi totali commessi dagli afroamericani. Secondo lo studio più recente del 2018 del FBI su questo tema, il 53 percento di tutti gli omicidi registrati nel Paese sono commessi da afro-americani, nonostante rappresentino solo il 12 per cento della popolazione totale. Le più grandi vittime di questi crimini sono altri afro-americani, perché vivono in comunità spesso molto omogenee e densamente popolate.
Non viene specificata, inoltre, l’etnia dei poliziotti che hanno ucciso gli afroamericani non armati. I neri in America sono proporzionalmente rappresentati nella forza poliziesca (13 per cento) rispetto ai neri nella popolazione totale (12 per cento).
Uno studio del Dipartimento della Polizia di Philadelphia dimostra che ci sono più possibilità che uomini neri disarmati vengano uccisi da dei poliziotti neri o ispanici che da poliziotti bianchi. Inoltre, secondo un articolo pubblicato dal The Wall Street Journal, un poliziotto è 18½ volte più probabile che muoia per mano di un uomo nero che al contrario.
Un altro studio del 2016 dimostra che l’ineguaglianza tra bianchi e neri nelle uccisioni da parte della polizia non prende in considerazione il fatto che le comunità afroamericane interagiscono più frequentemente con la polizia per via del più alto tasso di criminalità e comunità più densamente popolate. Se si prende in considerazione la frequenza di interazioni più bassa nelle comunità di bianchi, in realtà non si trova una discriminazione razziale da parte della polizia nel rischio di essere uccisi. Lo studio concludeva che «i neri non sono più propensi rispetto ai bianchi di essere uccisi o danneggiati durante un arresto». Questi dati sono stati riconfermati da uno studio successivo del National Academy of Science nel 2019.
La conclusione di tutti questi studi è che il problema dell’ineguaglianza razziale nella società americana ha a che fare con la povertà e la criminalità, non il razzismo diffuso e sistemico.
Il presidente americano Joe Biden ha chiesto l’approvazione di un disegno di legge George Floyd dopo che “è stato compiuto un passo avanti contro il razzismo sistemico che è una macchia nell’anima del nostro Paese” con la condanna dell’agente Derek Chauvin a Minneapolis.
“Non possiamo fermarci qui”, ha aggiunto il presidente in un discorso televisivo insieme alla sua vice Kamala Harris, “nessuno dovrebbe essere al di sopra della legge e la sentenza di oggi manda questo messaggio”.