Lanciato il 21 marzo dall’Agenzia Spaziale Italiana, il suo occhio iperspettrale riconosce la composizione chimica di tutto quel che guarda. E ora sono arrivate le sorprendenti fotografie che ha scattato
Il suo sensore riesce a percepire la composizione chimica di quel che sta osservando senza che le condizione meteo possano interferire: il materiale con cui è stato costruito un capannone, lo stato di salute degli alberi di una foresta, il livello di inquinamento del mare lungo la costa.
L’occhio di Prisma raccoglie informazioni su una porzione di superficie terrestre di 30 chilometri di larghezza e in un giorno osserva 200 mila chilometri quadrati. E di quel che vede, come dicevamo prima, riesce a dire molto.
Prisma ad esempio ha analizzato le acque del Lago Trasimeno, il quarto italiano (128 chilometri quadrati), in meno di due secondi individuando le colonie di alghe. In Perù ha invece rilevato i campi agricoli a rischio siccità, cosi come a Castel Fusano, ai margini di Roma, dove ha tracciato la mappa delle zone troppo secce. Ogni anno scoppiano 65 mila incendi in Europa, dei quali 85 per cento nell’area del Mediterraneo. Avendo la capacità di valutare lo stato della vegetazione attraverso la quantità di clorofilla e di acqua che contiene, il satellite ha unito i due dati in una mappa dei terreni da tenere sotto controllo. Ma l’immagine più drammatica è quella dei degli incendi di gas nei pozzi di Bassora in Iraq. Qui Prisma ha determinato non solo l’estensione degli incendi, ma anche quali sostanze chimiche si sono disperse nell’atmosfera e fin dove si sono spinte.