“La bellezza è negli occhi di chi guarda”. Sì perché nulla più della bellezza richiede il nostro pensiero per diventare tale, altrimenti non c’è, non esiste nemmeno.
Kant aveva ragione. Ciò che ci commuove e soprende è la cosa più effimera al mondo; proprio perché per quanto possa essere potente, straordinaria, concreta, ha bisogno dei nostri umani sensi e delle nostre trepide emozioni per esistere realmente.
E allora, questo prezioso compendio di Luciano Cancelloni, in fondo dedicato alla ricerca della bellezza perduta, grazie a quella grazia espressiva e indagatoria che contraddistinghe la prosa dell’autore, è capace come pochi di incuriosire e stupire, fino a generare scintille e infiniti riverberi nella mente di chi legge, su un tema che non a caso è fra i più sentiti e indagati al mondo.
Ci si avventura fra le paginette di questo mini-trattato e ci si ritrova trasportati da un fiume di parole che scorrono come pietre “sonanti”, che hanno il magico potere di scuotere e incantare, fino a riportare indietro nel tempo, e farci ritrovare all’improvviso agli esordi stessi della Genesi, quando il sole e le stelle si sono accese nell’universo, e scaglie di pietre e detriti di lune si sono fusi per dare vita al creato.
Sì perché leggendo questo libercolo viene spontaneo l’avventuroso abbinamento, pensare a lassù, alla meraviglia delle meraviglie, dove tutto è girato nel buio per miliardi di anni, fino a quando i primi esseri viventi hanno potuto osservare la luce, per farsi finalmente da lei illuminare, e dunque solo allora renderla viva e narrarla.
Bellezza ritrovata diventa quindi sinonimo di umano splendore, che non a caso alla fine si abbina e si confonde col più alto e caduco dei sentimenti umani: l’amore.
Sì perché alla fine della lettura viene naturale affermare: “non si ama ciò che si desidera, ma è bello tutto ciò che si ama”.
A Luciano Cancelloni bisogna allora essere grati, perché parlando di bellezza ci riporta a comprendere bene che solo quando siamo travolti dalla grande passione ogni creatura per noi diventa insostituibile, unica e meravigliosa, come nessun altro essere al mondo, o cosa, può divenire, bella o brutta che sia agli occhi della gente.
Da cogliere allora l’invito di andare a caccia della bellezza assoluta, per incanalarsi sulla via della felicità, per sfidare così la sorte, fino al punto di far risuonare nell’aria l’eco tuonante delle parole dei filosofi greci: “Vivi, fino a che sentirai che il tempo per come l’hai conosciuto non esisterà più”, e proprio riferito alla bellezza e all’amore: “sono queste le uniche essenze che alla fine fanno venire voglia di essere un uomo migliore”.
Francesco Castellini