Il governo Gentiloni ha ottenuto il via libera anche al Senato: per la fiducia 169 sono stati i voti a favore, 99 i contrari, nessun astenuto. Le previsioni accreditavano il nuovo esecutivo di un sostegno tra i 166 e i 172 favorevoli, contando sulla presenza in Aula di ministri, senatori a vita e di tutte le forze della maggioranza. Domani, quindi, Gentiloni parteciperà da premier nel pieno delle sue funzioni al vertice dei capi di governo socialisti europei a Bruxelles, suo primo appuntamento internazionale e che precede il Consiglio Europeo. Alla prima “chiama” come era accaduto alla Camera. anche a Palazzo Madama le opposizioni sono uscite dall’aula , ma i Cinque Stelle alla seconda chiama sono rientrati in aula e hanno votato in 30 su 35 contro lq fiducia a Gentiloni. I 18 bsenatori di ALA (verdini) hanno vo0t6ato contro ma inaspettati sono arr8ivati i voti favorevoli dei senatori ex Sel Dario Stefàno e Luciano Uras. Per il nuovo governo si è espresso anche l’ex premier e senatore a vita Mario Monti.
Intanto, secondo la valutazione del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, “si andrà alle elezioni prima del referendum Jobs Act”, sulla cui ammissibilità la Consulta si esprimerà a inizio gennaio. E se il verdetto fosse positivo, si svolgerebbe presumibilmente nella tarda primavera. “Se si dovesse andare ad elezioni anticipate – argomenta ancora il ministro – diventa ovvio che per legge l’eventuale referendum sul Jobs Act sarebbe rinviato. Il governo attende la decisione nel pieno rispetto delle competenze della Corte Costituzionale”. Tra le dure reazioni alle parole del ministro, quella di Roberto Speranza della minoranza dem: “Più che invocare le urne per evitare il referendum, si lavori subito per modificare il Jobs Act. Sui voucher in modo particolare è esplosa una nuova precarietà sulla quale è doveroso intervenire”.