In Umbria si torna a discutere della possibilità di smaltire i rifiuti nell’inceneritore. Nel frattempo le due cementerie di Gubbio (Colaiacovo e Barbetti) hanno presentato una richiesta per bruciare il combustibile solido da rifiuti. Su questo tema le due cementerie marciano compatte. Hanno inoltrato alla Regione una domanda di modifica dell’autorizzazione ambientale, con una revisione dell’Aia, alla quale la Presidente Tesei, o il suo vice Morroni, dovrà rispondere chiarendo se tale procedimento dovrà essere assoggettato ad una valutazione di impatto ambientale (Via).
Un passaggio delicatissimo dentro il quale si decide anche il ruolo del Comune di Gubbio, che potrebbe essere ridimensionato qualora la Regione dovesse decidere per una revisione non sostanziale dell’Aia. Domani a Palazzo Donini si svolgerà un summit sulla questione incenerimento nei cementifici di Gubbio fra la Presidente Tesei e il Sindaco Stirati.
Il primo cittadino si presenterà con il documento approvato dalla sua maggioranza in consiglio comunale, che sostanzialmente dice con nettezza no all’incerimento dei Css.
Stirati già anticipa che dirà alla governatrice di non essere disponibile, per lui non si può bruciare alcun combustibile. Rivendica la sua “indipendenza da qualsiasi condizionamento” e si pone “a difesa della città”.
«Andrò dalla presidente Tesei – ha dichiarato Stirati – forte del mandato del Consiglio comunale, che ha approvato una mozione partita dalla maggioranza che mi sostiene», oltre che «di un percorso politico e programmatico sempre coerente e fondato sulla trasparenza e sulla verità». Ha ribadito il deciso impegno «a tutela della salute dei cittadini e delle vocazioni territoriali della comunità, incentrate sull’ambiente, sulla cultura, sul turismo, sul paesaggio, sulle tipicità e riaffermate nella strategia dell’Area Interna in maniera non incidentale, non episodica ma strutturale».
Sostituire, almeno in parte, i combustibili fossili utilizzati nei cementifici con Combustibile solido secondario (Css), ricavato dalla frazione secca dei rifiuti, è un tema molto dibattuto.
Da un lato, infatti, c’è chi dice che bruciare Css in sostituzione del pet-coke (sottoprodotto della raffinazione del petrolio) nei cementifici comporta un notevole abbattimento delle emissioni di CO2, riducendo al contempo la quantità di rifiuti da conferire in discarica.
Dall’altra parte della barricata, invece, c’è chi sostiene proprio il contrario, ovvero che in questo modo si espongono le popolazioni al rischio di patologie cancerogene derivate da inquinamento atmosferico da polveri sottili ed ultrasottili, impedendo di fatto anche l’avvio dell’industria del riciclo.
Daniele Fortini, Presidente Federambiente nel 2013 sosteneva: “Dal punto di vista del processo di combustione parliamo di un processo controllato e monitorato, che risulta essere sicuro e anche facilmente applicabile. La combustione dei css nei cementifici fa bene sicuramente alle tasche, dal momento che fa risparmiare combustibili fossili che sarebbero stati altrimenti consumati. Fa bene alla salute? Beh, difficile che un processo di combustione sia innocuo per la salute umana, ma questo vale anche per il motore a scoppio, tanto per intenderci. La tutela dell’ambiente, invece, va osservata sempre in maniera laica”.
IL CSS, IL SUO UTILIZZO NON PER FORZA È UN MALE
NOTIZIE DAL BLOG www.ambientelegale.it
A cura di: Avv. Daniele Carissimi
Il combustibile solido secondario (il CSS), è un particolare tipo di combustibile prodotto dai rifiuti, che generalmente viene considerato come rifiuto speciale, ma che – a determinate condizioni – può anche dismettere tale qualifica (di rifiuto), acquisendo quella ben più favorevole di end of waste.
La scelta di considerare il CSS come CSS-rifiuto – con la conseguente applicazione delle regole di cui alla Parte IV del Testo Unico Ambientale – o come CSS-combustibile (end of waste) – con l’applicazione delle regole di cui al DM 14 febbraio 2013 n. 222 – è di fatto rimessa al soggetto che intende produrre tale forma di combustibile.
A valle di tale scelta, si pone invece chi – come il caso da cui trae origine la nostra vicenda – intende utilizzare il CSS. In questo caso, però, per non incorrere in comportamenti contrari alla legge, occorre tenere presente che, una cosa è utilizzare il CSS- combustibile, altra è utilizzare il CSS-rifiuto.
Secondo il disposto del DM 22/2013, infatti, il CSS-combustibile, una volta prodotto, può essere utilizzato solo in specifici impianti, ossia in:
- cementifici aventi capacità di produzione superiore a 500 ton/g di clinker3;
- ovvero in centrali termoelettriche con potenza termica di combustione superiore a 50MW.
Con la specificazione che, entrambi gli impianti, devono essere autorizzati in AIA e dotati di certificazione UNI EN ISO 14001 o di registrazione EMAS (art. 13 DM 22/2013).
Il CSS-rifiuto invece deve essere gestito secondo la filiera del rifiuto speciale. Lo stesso, tuttavia, può essere utilizzato anche per la produzione di energia, ma in questo caso il destinatario/utilizzatore del CSS deve risultare in possesso di una delle autorizzazioni previste dal Testo Unico Ambientale. Nello specifico, l’utilizzo del Css-rifiuto è possibile:
- in impianti autorizzati al recupero in forma semplificata, nel rispetto delle condizioni di cui al DM 5 febbraio 1998.
- Ovvero in impianti di incenerimento (come forma di smaltimento) e coincenerimento (come forma di recupero) – come i cementifici –autorizzati ai sensi dell’art. 237-quinquies del TUA, e quindi:
-
- con Autorizzazione Unica ex art. 208 del TUA;
- ovvero mediante in Autorizzazione Integrata Ambientale di cui agli artt. 29-bis ss del TUA laddove ne ricorrano i presupposti.
Al ricorrere delle condizioni di legge dunque, l’utilizzo di CSS in cementifici non solo è possibile, ma addirittura deve essere preferito!
Perché?
Ebbene, come testimoniato da numerosi Piani Regionali per la gestione dei rifiuti4, numerosi sono i vantaggi – sia in termini energetici che ambientali – connessi a tale utilizzo. Tra i benefici energetici si segnalano, ad esempio:
- una riduzione della dipendenza da combustibili importati dall’estero;
- una riduzione del consumo di risorse naturali, quali ad esempio carbone fossile;
- un incentivo al raggiungimento degli obiettivi in materia di fonti energetiche rinnovabili.
Tra i vantaggi ambientali si segnalano invece:
- la riduzione delle emissioni in atmosfera rispetto ad altre tecnologie di smaltimento dei rifiuti:
-
- inferiori emissioni di NOx, SOx (gas acidi) e CO2 (anidride carbonica), in relazione alle caratteristiche dei combustibili alternativi (ad esempio, il CSS contiene meno zolfo dei combustibili convenzionali);
- inferiori emissioni di diossine (in quanto l’ambiente termodinamico è sfavorevole alla loro formazione) e di metalli pesanti (che vengono inglobati nella struttura del clinker);
- un risparmio di risorse di origine fossile non rinnovabile, con benefici sul bilancio globale delle emissioni di gas serra;
- l’assenza di ceneri e residui di combustione da smaltire in quanto stabilmente inglobati ed inertizzati nella matrice cementizia senza compromettere la qualità del prodotto.
Una soluzione, dunque, che – al di fuori di sterili polemiche ed inutili allarmismi – deve essere seriamente presa in considerazione, in quanto il fine ultimo della tutela dell’ambiente e dei cittadini può essere raggiunto in molteplici modi, che non per forza devono essere considerati – a priori – negativi.